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Nicaragua, la dittatura accusa Oscar René Vargas, senza specificare quale sia il “crimine”
Lo Stato si dichiara “offeso” da un intellettuale che ha esercitato la libertà di opinione. Il caso viene assegnato a un giudice che ha condannato prigionieri politici.
di Octavio Enríquez, da confidencial.digital
Leggi e aderisci all’appello internazionale
Il 23 novembre, meno di 24 ore dopo il suo arresto, la Procura ha incriminato il sociologo Oscar René Vargas (cfr. Appello internazionale), intellettuale critico nei confronti del regime di Daniel Ortega, catturato mentre visitava la sorella, in condizioni di salute precarie, nel centro residenziale Bolonia di Managua.
Le autorità non hanno specificato il reato, ma hanno ritenuto che lo stato fosse “vittima o offeso” da Vargas, che negli anni ’80 è stato consigliere della Direzione nazionale del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN). Nei casi di arresti precedenti in circostanze simili, sono stati successivamente accusati di “propagazione di notizie false” o “cospirazione per minare l’integrità nazionale”.
Il pubblico ministero è Yubelca del Carmen Pérez Alvarado, che ha depositato l’atto d’accusa di quattro pagine alle 12:56 di mercoledì scorso davanti al giudice Gloria María Saavedra Corrales, capo del Tribunale penale del X distretto di Managua. Il caso è registrato con il numero 025318-ORM4-2022-PN.
Vargas è stato membro del FSLN negli anni ’60 e nel novembre 1967 ha salvato Daniel Ortega nel quartiere Monseñor Lezcano di Managua, quando stava per essere catturato, un atto di cui il sociologo non si è mai pentito, come ha raccontato nel 2019 al giornalista nicaraguense Fabián Medina su Infobae mentre era in esilio.
In seguito Vargas sarebbe tornato discretamente in Nicaragua, dove non ha svolto alcuna attività pubblica, ma ha mantenuto un intenso lavoro intellettuale, pubblicando articoli critici sul suo blog ed esponendo le sue analisi a diversi media indipendenti, sulla crisi del FSLN, di Ortega e sulla crisi sociale e politica che ha colpito il Nicaragua.
Giudice e procuratore perseguitano i prigionieri politici
Sia il procuratore che il giudice assegnati al caso di Oscar René Vargas sono noti per perseguire i prigionieri politici. L’accademico è stato arrestato nel corso di un’operazione condotta dalla Direzione delle operazioni speciali (DOEP), composta da agenti di polizia incaricati di operazioni contro il traffico di droga e il terrorismo.
Secondo fonti vicine alla sua famiglia, il sociologo ed economista non ha opposto resistenza. È stato trasferito in una destinazione sconosciuta.
Una delle cause più recenti contro i prigionieri politici, intentata dal giudice Saavedra Corrales, riguarda la Chiesa cattolica, bersaglio di una feroce persecuzione da parte della dittatura.
Il giudice ha imposto 90 giorni di carcere per “indagare” sui religiosi e i laici che accompagnavano monsignor Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, quando è stato portato via con la forza dopo l’irruzione della polizia nella Curia il 19 agosto.
Pérez Alvarado fa parte della rete di procuratori e giudici che hanno eseguito l’ordine politico di Ortega di condannare i prigionieri politici in un’escalation repressiva scatenata dal regime per imporre il terrore alla cittadinanza. Attualmente nel paese ci sono 219 prigionieri politici, detenuti in un sistema che è stato denunciato per aver praticato la tortura e cancellato le garanzie costituzionali.
Questi operatori giudiziari starebbero commettendo il reato di prevaricazione e tortura, secondo un’indagine condotta mesi fa dal sito confidencial.digital. Infatti, il procuratore è stato sanzionato dagli Stati Uniti lo scorso luglio come parte di 23 operatori giudiziari del regime di Ortega che si caratterizzano come carnefici di prigionieri di coscienza.
il Centro nicaraguense per i diritti umani (Cenidh) chiede il suo rilascio: “La sua vita è a rischio”
Venuto a conoscenza dell’atto di accusa nel sistema elettronico dei tribunali di Managua, il Cenidh ha ritenuto il regime di Ortega-Murillo responsabile di quanto potrebbe accadere all’intellettuale, che ha 77 anni e un pacemaker.
“La sua vita è a rischio. Chiediamo il suo rilascio immediato”, ha chiesto la nota organizzazione, che ha sottolineato l’innocenza dell’uomo e ha aggiunto che i suoi parenti e il suo avvocato difensore sono riusciti a fargli passare l’acqua, ma che ha bisogno di assistenza sanitaria specializzata.
Ripercussioni internazionali
L’arresto di Vargas, autore di 36 libri e coautore di altri 20, ha provocato reazioni internazionali. L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) ha definito arbitraria la sua detenzione e ha affermato che i funzionari del carcere, compresoil carcere di El Chipote, hanno negato di averlo in custodia. L’OHCHR ha dichiarato che questo modello è ricorrente e può essere definito una “sparizione forzata a breve termine”.
Da parte sua, anche l’Associazione Sociologica Latinoamericana (ALAS) ha espresso la sua più ferma protesta e ha sottolineato il suo lavoro in un comunicato.“Il suo importante lavoro di analisi e ricerca si è tradotto, tra l’altro, nella pubblicazione di decine di libri e centinaia di articoli sia in Nicaragua che all’estero”, ha dichiarato l’organizzazione.
Come specifica il sito web del sociologo nicaraguense, Vargas è anche un economista. Ha studiato, tra l’altro, all’Università di Losanna (Svizzera) e al Graduate Institute of Development Studies (Ginevra). Ha conseguito un dottorato di ricerca in economia politica presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM). In uno dei suoi ultimi articoli, Vargas ha analizzato un documento del Fondo Monetario Internazionale sul caso del Nicaragua, pubblicato dopo una visita del FMI tra il 7 e il 15 novembre.
L’organizzazione multilaterale ha dichiarato che l’economia si sta riprendendo e le prospettive sono favorevoli. “Nonostante la dittatura non abbia un accordo formale con il FMI, le misure da attuare nel 2023 sono molto più forti di quelle raccomandate dal FMI nei suoi programmi di aggiustamento strutturale. La situazione sarà peggiore di quella attuale: più disoccupazione, maggiore migrazione, riduzione del potere d’acquisto, impossibilità di acquistare i generi di prima necessità alimentare di base, malnutrizione, fame e maggiore malcontento tra i cittadini”, ha affermato il sociologo (Segnaliamo a questo proposito l’analisi del rapporto del FMI, intitolata “Salari, costo del paniere alimentare di base e fame” pubblicata sul blog di Oscar René Vargas).
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Manovra contro gli ultimi illudendo i penultimi
di Fabrizio Burattini
La guerra ai poveri di Draghi continua e si inasprisce con la manovra Meloni 2022. Si delinea una società sempre più diseguale. Vendetta contro chi non ha accettato la demagogia della destra e premio per i ceti che la hanno appoggiata. Un’opposizione da costruire
La “grande stampa”, dopo la pubblicazione della proposta di legge di bilancio del governo Meloni, sembra tirare un sospiro di sollievo. Certo, la manovra è una “manovrina” (“La Stampa” di Massimo Giannini), è “piccola piccola” (“La Repubblica” di Maurizio Molinari), risente della “stesura fatta in tutta fretta da un governo appena insediato”… Sempre sulla “Stampa”, Marcello Sorgi afferma che il governo “supera l’esame di maturità”, perché ha “sostanzialmente rispettato” i vincoli europei e la lezione Mario Draghi quanto a “rigore fiscale” e a “politiche di austerità”.
L’entusiasmo della destra
Se la stampa “democratica” si sente rassicurata (ma sapevano bene che Meloni e i suoi non si sarebbero discostati dai diktat di Bruxelles, il loro progetto è molto più ambizioso), la stampa amica della premier si spertica in elogi e osanna: “La strada giusta” (Alessandro Sallusti su “Libero”), “Manovra di bilancio, il governo aiuta i più deboli” (“Il Tempo”), “Coraggiosa. Aiuta il ceto medio e i pensionati” (De Feo sul “Giornale”). Quanto al blocco del Reddito di cittadinanza, le prime pagine dei giornali di destra traboccano di esultanza: “Buon lavoro fannulloni” (“Libero”), “Stop alla follia dei 5 Stelle” (“Il Secolo d’Italia”).
Sanno che il blocco del RDC è importante non tanto perché fa recuperare qualche centinaio di milioni (dicono 700) da stornare a favore delle imprese piccole e grandi, ma soprattutto perché è una misura che spinge verso il basso i rapporti di forza delle classi più povere che saranno sempre più costrette ad accettare un lavoro a qualunque condizione e in cambio di salari ancora più bassi. Non dimentichiamo che almeno 173.000 percettori di RDC lavorano regolarmente (iscritti all’INPS) ma ricevono un salario così misero da dover essere integrato dal RDC.
Gli argomenti della demagogia
Il governo “gialloverde” aveva preteso di “sconfiggere la povertà”, il governo Meloni vuole “sconfiggere i poveri” Come cento e più anni fa, il padronato e il governo al suo servizio vogliono usare come armi di costrizione il bieco marchio del “fannullone” e la fame per obbligare le persone ad accettare qualunque occupazione, e questo non è solo uno strumento di politica (anti)sociale ma costituisce un segnale nei confronti del mondo imprenditoriale ed anche dei settori centristi (Calenda e Renzi), altrettanto agguerriti contro i ceti più poveri.
E poi in quella misura sul RDC c’è anche un aspetto vendicativo verso quegli ampi settori popolari che (soprattutto al Sud) non hanno prestato ascolto alla demagogia reazionaria di Fratelli d’Italia e delle altre consorterie alleate, ma hanno confermato il loro voto agli odiati 5 Stelle.
L’ideologia che muove il governo e che, purtroppo, raccoglie un immeritato consenso, è quella secondo cui la disoccupazione, la povertà non sono fenomeni intrinseci al sistema capitalista, ma sono solo la conseguenza della inettitudine e della pigrizia dei “fannulloni”. I 660.000 percettori di RDC “occupabili”, per di più un certo numero tra di loro anche immigrati da chissà dove, diventano così, nell’immaginario della narrazione governativa, confindustriale e dei loro lacchè, nemici della “nazione”.
Certo, quella misura solletica anche il consenso di quei tantissimi lavoratori che oggi sono occupati e che faticano per portare a casa salari di poco superiori al RDC e che sono quindi sensibili alla demagogia contro i “fannulloni” che “stanno sul divano e vivono sulle spalle di chi paga le tasse”. E che non pensano che il destino di non trovare un lavoro minimamente degno di questa definizione potrebbe colpire anche loro, tanto più in una fase di crisi economica nella quale fabbriche ed aziende chiudono, i contratti a termine non vengono rinnovati…
Cuneo fiscale e Confindustria
Dunque, una manovra durissima contro gli ultimi volta a far credere ai penultimi che il governo vuole aiutarli con la riduzione del “cuneo fiscale”, con l’aumento irrisorio delle pensioni minime e con un piccolo incremento degli aiuti ai settori più poveri per affrontare il “caro bollette”.
In realtà, occorre dirlo una volta per tutte, la riduzione del cuneo fiscale consente sì un misero incremento dei salari netti (tra i 10 e i 20 euro mensili) ma tutto autofinanziato dai lavoratori, perché la riduzione dei prelievi fiscali al lavoro dipendente riduce in maniera cospicua le entrate dell’erario e di conseguenza anche la capacità di spesa pubblica. Con la conseguente riduzione dell’offerta di servizi pubblici e universali (pensioni, ammortizzatori sociali, scuola, sanità) ai ceti più deboli.
Una riduzione del cuneo che punta soprattutto a ridurre la pressione salariale dei lavoratori verso le imprese. La riduzione del cuneo fiscale consente alle imprese di dire durante i negoziati contrattuali: “ma come, avete avuto la riduzione del cuneo e chiedete ulteriori aumenti?”.
La Confindustria critica il governo perché avrebbe voluto una riduzione del cuneo più consistente e almeno una parte di quei soldi a vantaggio delle imprese. Le associazioni padronali (a differenza dei sindacati) non si accontentano mai. Hanno già pronti i comunicati di dissenso ancor prima che il governo annunci le sue scelte, perché sanno che così ostacolano preventivamente ogni “miglioramento” delle misure a favore dei lavoratori e, non si sa mai, spingono verso un “miglioramento” a proprio favore.
La tassa piatta per alcuni e progressiva per gli altri
Com’è noto, la “flat tax” al 15% viene estesa alle partite IVA fino a 85.000 euro di reddito, con la conseguenza (che giustamente Nadia Urbinati su “Domani” ritiene anticostituzionale) per cui un dipendente, a parità di reddito, pagherà fino a 10.000 euro di tasse in più rispetto ad un autonomo. Si delinea, come ha scritto Giuseppe Pisauro sul Manifesto “una separazione netta tra il regime fiscale dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, da un lato, e dei lavoratori autonomi e dei professionisti, dall’altro”.
Dunque, una manovra che acutizzerà pesantemente e perfino renderà strutturali le già indegne diseguaglianze economiche e sociali del paese. Né va trascurato un pesante effetto “macroeconomico” della manovra: essa contribuirà a far scendere ancor di più i consumi interni e, dunque, forse riuscirà a contenere l’inflazione ma asseconderà anche la tendenza recessiva già in atto.
La manovra della disuguaglianza
Una manovra ispirata ad un minimo di equità sociale avrebbe dovuto affrontare seriamente il problema delle retribuzioni del lavoro dipendente e delle pensioni basse al palo da trent’anni e taglieggiate nell’ultimo anno dalla fiammata inflattiva, avrebbe dovuto inasprire la progressività fiscale, ampliare il reddito di cittadinanza e tutti gli altri ammortizzatori sociali, mettere sotto controllo pubblico i prezzi dei prodotti di prima necessità.
Il governo Meloni ha scelto coscientemente di fare proprio il contrario. Non ha avuto neanche il coraggio di abolire l’IVA sui prodotti di prima necessità (pane, latte…).
- Con il taglio netto e la minaccia di abolizione totale del RDC, ha rinvigorito ulteriormente la guerra ai poveri, sulla linea che era già stata di Draghi.
- Ha peggiorato il sistema di adeguamento delle pensioni all’inflazione (recupereranno integralmente l’inflazione solo le pensioni non superiori a 1.584 euro netti).
- Ha tagliato gli sgravi sulle bollette per le famiglie mentre ha incrementato gli sgravi per le imprese.
- Gli extraprofitti miliardari delle imprese dell’energia, lucrati grazie all’impennata dei prezzi del petrolio e del gas e nei fatti estorti con la forza ai cittadini, verranno tassati al 35%, cioè tanto quanto viene tassato un lavoratore dipendente che riceve un salario mensile netto di 1.650 euro.
- Hanno allargato, come già detto, la platea di chi godrà di una tassa piatta.
- Hanno favorito l’evasione fiscale e il riciclaggio del denaro illecito con i provvedimenti sul contante, con la flat tax, sulla rottamazione delle cartelle, sulla detassazione dei capitali illecitamente portati nei paradisi fiscali.
Una manovra di bilancio in continuità con il governo Draghi e con i dettami della UE per ridurre i consumi popolari e così “combattere l’inflazione”. Poco importa se a farne le spese saranno i più poveri, il Sud, i lavoratori a reddito fisso. “Fine della pacchia” per loro, fine di una pacchia che non è mai iniziata.
La “pacchia” e l’opposizione
Mentre la “pacchia” continua e si accresce per quei ceti sociali che hanno votato per Fratelli d’Italia e per gli altri partiti della destra e che vengono per questo premiati: grandi imprese, bottegai, lavoratori “autonomi”, albergatori e ristoratori…: insomma quella che in un altro articolo abbiamo definito “lumpenborghesia dell’evasione fiscale”.
Profittando dell’estrema debolezza (al limite dell’inesistenza) dell’opposizione politica e dell’atteggiamento di complicità (CISL) e di imbarazzata attesa (CGIL e UIL) dei sindacati confederali, il risultato della manovra governativa sarà l’incremento della sofferenza sociale del paese. Allo stato attuale l’unica risposta in campo resta quella dello sciopero generale del 2 dicembre e della manifestazione nazionale a Roma di sabato 3, che così sono diventati appuntamenti ancora più importanti.
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USA, il sindacato delle infermiere condanna la violenza trans e LGBTQ+
dal sito nationalnursesunited.org, 21 novembre 2022
In qualità di sostenitori dei pazienti e di una società giusta e sana, le infermiere iscritte al National Nurses United sono solidali con i nostri fratelli LGBTQ+ presi di mira nella sparatoria mortale di sabato a Colorado Springs (5 morti e 25 feriti sotto i colpi di un killer omofobo, ndt) e condannano i gruppi di destra, i funzionari, gli account dei social media e i media che incitano deliberatamente all’odio e alla violenza contro la comunità LGBTQ+, in particolare le persone e i giovani transgender.
L’attacco al Club Q è avvenuto mentre i gruppi anti-trans stanno prendendo di mira anche le strutture sanitarie per bambini e gli operatori che forniscono assistenza di genere con minacce di bombe, recentemente a Boston e a Filadelfia. Le infermiere dell’NNU stanno lanciando l’allarme contro la retorica anti-trans e la disinformazione diffusa da politici di destra, media e organizzazioni politiche, che hanno portato a un aumento vertiginoso delle intimidazioni, delle minacce e delle violenze pubbliche contro le persone trans e contro gli operatori sanitari che, come noi, forniscono cure che confermano il genere.
Le infermiere hanno già monitorato questa odiosa ondata di attacchi contro i nostri pazienti trans e LGBTQ+ e sono seriamente preoccupati per i danni sociali e sanitari immediati e a lungo termine che stanno subendo. Il procuratore generale del Texas ha dichiarato che indagherà e perseguirà le famiglie dei bambini trans che ricevono cure per l’affermazione del loro genere con l’accusa di abuso di minore, e in quello stato sono pendenti più di una dozzina di proposte di legge che criminalizzerebbero l’assistenza sanitaria trans e la vita LGBTQ+. Il Texas è solo uno dei tanti esempi che dimostrano le politiche anti-trans e anti-LGBTQ+ che si stanno diffondendo nel paese.
Le infermiere dell’NNU mantengono il loro incrollabile sostegno ai giovani transgender, alle loro famiglie e alla più ampia comunità LGBTQ+. Così come ci pronunciamo contro gli sforzi legislativi volti a criminalizzare l’assistenza ai giovani trans, dobbiamo anche pronunciarci contro la violenza anti-LGBTQ+ fomentata dagli stessi leader eletti e dal più ampio movimento di estrema destra.
“Questa è violenza politica e una chiara espressione dell’agenda anti-trans e anti-LGBTQ+ dell’estrema destra in questo Paese”, ha dichiarato Deborah Burger, presidente del National Nurses United. “Le infermiere dicono: ‘Non se ne parla. Non sotto i nostri occhi’. Tutte le persone meritano di sentirsi al sicuro, sia sul posto di lavoro che nelle strutture sanitarie o negli spazi culturali. La sicurezza è parte integrante della salute e della sanità pubblica. Il nostro sindacato farà tutto ciò che è in nostro potere per resistere a questa violenza inaccettabile e sconfiggere l’odiosa agenda politica che la alimenta”.
Il National Nurses United è il sindacato e l’associazione professionale di infermiere/i più grande e in più rapida crescita degli Stati Uniti, con quasi 225.000 iscritte/i a livello nazionale.
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Zinov’ev, Grigorij Evseevič
Grigorij Evseevič Zinov’ev è nato in Ucraina, nel 1883, figlio di braccianti ebrei. Rientrato dall’esilio nello stesso treno di Lenin, non ne condivide però la linea nella preparazione dell’insurrezione, esprimendo pubblicamente il suo dissenso. Fu uno dei bolscevichi più vicini a Lenin e più stimato da lui, nonostante i frequenti e importanti dissensi, tanto che quest’ultimo pensò perfino di adottarne un figlio, visto che non ne aveva avuti con Nadejda Krupskaya. E’ stato, comunque, una delle figure centrali del partito bolscevico, membro del Politburo e presidente del soviet di Pietrogrado (poi Leningrado), con un ruolo centrale nella difesa della città dalle truppe controrivoluzionarie durante la guerra civile.
Fu il massimo dirigente del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista, con un ruolo importantissimo nella fondazione di vari partiti comunisti (tra i quali quello francese). Dopo la morte di Lenin, costituì, assieme a Lev Kamenev e a Giuseppe Stalin, durante il 12° congresso del PC dell’URSS (1925), la troika che ha diretto il partito e lo stato emarginando Trotsky (nella foto da sinistra: Stalin, Rikov, Kamenev e Zinov’ev).
Grazie al suo prestigio, alle sue molteplici cariche, ai suoi legami con numerosi dirigenti comunisti sovietici e internazionali, alle sue capacità intellettuali, organizzative e oratorie, ma anche al suo autoritarismo alla sua freddezza un po’ cinica, alla sua capacità manovriera, comincia ad apparire l’unico possibile antagonista di Stalin nella guida del partito. Costruisce l’Opposizione di Leningrado e, rendendosi conto che le analisi e le previsioni pessimistiche di Trotsky sulla burocratizzazione erano più che fondate, si riavvicina a quest’ultimo, costituendo con lui e con Kamenev la “troika dei puri”, e poi l’Opposizione unificata, contraria alla NEP e alla linea del socialismo in un solo paese, ma troppo tardi per impedire che Stalin acquisisca il potere assoluto nel partito e nello stato sovietico.
Questa opposizione però resta circoscritta a Leningrado e viene colpita dall’epurazione staliniana. Così Zinov’ev viene privato di tutte le sue cariche (nella direzione dell’Internazionale verrà sostituito da Nikolai Bukarin) e espulso dal partito nel 1927.
Riammesso nel partito due anni più tardi, quando Stalin sperimenterà la fine forzosa della NEP e la collettivizzazione forzata, poi di nuovo espulso e di nuovo riammesso a prezzo di una umiliante autocritica di fronte al 17° congresso nel 1934.
Pochi mesi dopo viene accusato con Kamenev ed altri dell’assassinio di Serguei Kirov, che lo aveva sostituito nella guida del partito a Leningrado. Viene costretto ad ammetere la sua complicità morale nell’assassinio e viene condannato a 10 anni di prigione. Nell’agosto del 1936, viene accusato di far parte di un’organizzazione terroristica responsabile non solo dell’uccisione di Kirov ma anche di preparare un attentato contro Stalin, condannato a morte e immediatamente fucilato.
Si tratta del primo processo di Mosca, quello contro il “gruppo terrorista trotsko-zinovievista”, nel quale numerosi “vecchi bolscevichi” si accusano vicendevolmente o si autoaccusano dei peggiori crimini, terminando le proprie feroci autocritiche con tragiche e grottesche apologie in gloria a Stalin.
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Nicaragua, appello
Il professor Oscar-René Vargas deve essere rilasciato, la sua integrità fisica sia assicurata, insieme a tutti i suoi diritti
Ultim’ora
Oscar-René Vargas sarà processato il 9 dicembre con accuse molto gravi (“conspiración para cometer menoscabo a la integridad nacional, provocación para cometer rebelión y propagación de noticias falsas”, cospirazione finalizzata a minare l’integrità nazionale, provocazione alla ribellione e propagazione di false informazioni). Tutto ciò può comportare fino a 12 anni di carcere, secondo i precedenti.
L’appello
“Oscar-René Vargas, 77 anni, cittadino del Nicaragua, è un economista, storico e analista dell’attualità centroamericana le cui qualità sono riconosciute negli ambienti accademici, soprattutto da coloro che hanno costantemente difeso i diritti sociali e democratici del popolo nicaraguense di fronte a diversi regimi autoritari.
Tuttavia, martedì 22 novembre 2022 abbiamo appreso del suo “sequestro” – di fatto il suo arresto e la sua detenzione – da parte della polizia del regime del presidente Daniel Ortega. Questo atto arbitrario ci offende profondamente, soprattutto perché continua una serie di arresti di persone che criticano, da vari punti di vista, l’attuale regime nicaraguense.
Oscar-René Vargas è noto per le sue numerose opere storiche – più di 35 libri – sul Nicaragua, nonché per il suo impegno, fin dalla metà degli anni Sessanta, contro la dittatura di Somoza, per il suo appoggio al governo iniziale del FSLN e per il suo sostegno al movimento popolare di rivendicazione che si è manifestato nel 2018. Gli impegni qui citati riflettono la rettitudine etica e politica di Oscar-René Vargas, il suo impegno per i diritti democratici e quindi per la libertà di espressione e di organizzazione.
Chiediamo che le autorità nicaraguensi rispettino pienamente l’integrità fisica di Oscar-René Vargas, tutti i suoi diritti di difesa e la sua immediata liberazione. Ogni possibile procedura futura deve assolutamente rispettare i diritti umani e gli standard legali internazionali.
Questa richiesta è in linea con l’Estatuto sobre derechos y garantias de los Nicaraguenses, adottato dalla Junta de Gobierno de Reconstrucción Nacional de la República de Nicaragua il 21 agosto 1979, e con la sentenza della Commissione Internazionale dei Giuristi (ICJ, Ginevra) del 1980, che ha accolto “le preoccupazioni umanitarie del [nuovo] governo” (p. 6).
Il nostro sostegno a questo appello alle attuali autorità nicaraguensi riecheggia quei principi e valori che Oscar-René Vargas difendeva allora e difende tuttora”. (23 novembre)
Qui l’articolo Nicaragua, la dittatura accusa Oscar René Vargas, senza specificare quale sia il “crimine”
Le firme raccolte al 7 dicembre alle 18.00
America centrale e meridionale
Messico
- Dra. Elena Lazos Chavero, Profesora-Investigadora Titular C, SNI III, Instituto de Investigaciones Sociales, Cd. Universitaria, Coyoacán, Ciudad de México
- Manuel Aguilar Mora, scrittore e professore, Universidad Autónoma de la Ciudad de México (UACM)
- Rodrigo Díaz Cruz, professore investigatore Dipartimento di Antropologia, UAM-I, Messico
- Carmen de la Peza, profesora-investigatrice Universidad Autónoma Metropolitana, Departamento de Comunicación y Educación, UAM-X, México
- Ana Lau Jaiven, professoressa investigatrice Universidad Autónoma Metropolitana, Departamento de Política y Cultura UAM-X, México
- Ma. Eugenia Ruiz Velasco, profesora-investigadora Universidad Autónoma Metropolitana, UAM, México
- Gisela Espinosa Damián, profesora-investigatrice Universidad Autónoma Metropolitana, Departamento de Relaciones Sociales UAM. Direttore della rivista Veredas, Messico
- Ángeles Eraña, professoressa investigatrice dell’Instituto de Investigaciones Filosóficas (IIF), Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM), México.
- Luis Bueno Rodríguez, professore investigatore Universidad Autónoma Metropolitana, UAM, CILAS, Messico
- Gilberto López y Rivas, Profesor-investigador Instituto Nacional de Antropología e Historia, INAH, Morelos, México
- Alicia Castellanos Guerrero, profesora-investigadora jubilada UAM-I, México
- Arturo Anguiano, professore investigatore Universidad Autónoma Metropolitana, UAM, Messico
- Sonia Comboni Salinas, profesora-investigatrice Universidad Autónoma Metropolitana, UAM, México
- Noemí Luján Ponce, profesora-investigatrice UAM, Messico
- Fernando Matamoros, professore della Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, BUAP, México
- Araceli Mondragón, profesora-investigadora Universidad Autónoma Metropolitana, UAM, México
- Marcos Tonatiuh Águila Medina, professore-investigatore Departamento de producción Económica, UAM-X, México
- Mary Rosaria Goldsmith Connelly, profesora-investigatrice UAM-X, Messico
- Germán A. De la Reza, Professore investigatore, UAM-X, Messico
- Telésforo Nava Vázquez, professore investigatore, UAM-I, Messico
- Adolfo Gilly, professore emerito della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’UNAM, Messico.
- Gerardo Ávalos Tenorio, professore-investigatore dell’UAM, Messico
- Margarita Zires, professore-ricercatore, UAM, Messico
- Luis Hernández Navarro, Coordinatore editoriale, La Jornada, Messico
- Mary Rosaria Goldsmith Connelly, Professore di ricerca, UAM-X, Messico
- Germán A. De la Reza, Profesor-investigador UAM-X, Messico
- Telésforo Nava Vázquez, Profesor-investigador UAM-I, México
- Julio Muñoz Rubio, Professore Biologo, Facoltà di Scienze, UNAM, Messico
- Massimo Modonesi, Professore di Scienze Politiche e Sociali, UNAM, Messico
- Dr. Gilberto Lopez y Rivas, professore investigatore dell’INAH Morelos, Messico
- Carmen Aliaga, UAM Xochimilco, Messico
- Enrique Dussel Peters, professore ordinario, Facoltà di Economia, Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), Messico
- Alberto Arroyo Picard, Profesor Jubilado, Universidad Autónoma Metropolitana (UAM), México
- Felipe Echenique March, Ricercatore, Instituto Nacional de Antropología e Historia (Istituto Nazionale di Antropologia e Storia), Messico
- José Manuel Juárez, professore-ricercatore, Università Autonoma Metropolitana (UAM), Messico
- Carlos Alberto Ríos. Historiador. Universidad Autónoma Metropolitana, Azcapotzalco. Messico
- Jérôme Baschet, storico, Universidad Autonoma de Chiapas, México
Argentina
- Maristella Svampa, ricercatrice presso il CONICET, Argentina
- Horacio Tarcus, Direttore del Centro de Documentación e Investigación de la Cultura de Izquierda (CeDinci), Argentina
- Rubén Lo Vuolo, economista del CIEEP, Argentina
- Valeria Manzano, Universidad Nacional de San Martín, Argentina
- Pablo Pozzi, Professore consulente, Università di Buenos Aires, Argentina
- Pablo Bertinat, professore, Universidad Tecnológica Nacional, Argentina
- Mario Pecheny, Direttore dell’Area Scienze Sociali e Umanistiche, Consiglio Nazionale per la Ricerca Scientifica e Tecnica (CONICET), Argentina
- Julián Rebón, professore, Università di Buenos Aires, Argentina
- Roberto Gargarella, Professore Università di Buenos Aires, Conicet, Argentina
- Dra Ana Teresa Martinez, Instituto de Estudios para el Desarrollo Social (INDES), Universidad Nacional de Santiago del Estero/Consejo de Investigaciones Científicas y Tecnológicas (UNSE-CONICET), Argentina
- Gabriel Puricelli, professore, Facoltà di Scienze Sociali, Università di Buenos Aires, Argentina
- Eduardo Lucita, Economistas de Izquierda (EDI), Argentina
- Rolando Astarita, economista, Universidad Nacional de Quilmes e Universidad de Buenos Aires, Argentina
Brasile
- Valério Arcary, professore titolare presso l’Instituto Federal de Educação, Ciência e Tecnologia di São Paulo, Brasile.
- Forrest Hylton, professore visitatore di storia, Universidade Federal da Bahia, Brasile
- Ricardo Antunes, professore titolare, Universidade Estadual de Campinas (UNICAMP), Brasile
- Breno Bringel, professore all’Università statale di Rio de Janeiro, Brasile
- José Mauricio Domínguez, professore, Università statale di Rio de Janeiro, Brasile
- Pablo-Henrique Martins, Università Federale di Pernambuco, Brasile
- Paulo Nakatani, professore titolare dell’Università Federale di Espírito Santo, Brasile
- Rosa Maria Marques, Professore, Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, Brasile
- Carlos Zacarias, professore, storico dell’Università Federale di Bahia, Brasile
- Antonio Antunes da Cunha Neto, insegnante di geografia, Scuola tecnica statale, Rio Grande do Sul, Brasile
- Maria Mercedes Salgado, dottoranda, Università di San Paolo, Brasile
- Ana Mercedes Sarria Icaza, dottore in Scienze Sociali, professore presso la Scuola di Amministrazione dell’Università Federale di Rio Grande do Sul, Brasile.
- Paulo Peixoto de Albuquerque, dottore in Sociologia, professore, Facoltà di Educazione, Università Federale di Rio Grande do Sul, Brasile
- Manuel Salvador Oviedo, PhD, Università Federale Tecnologica di Paraná, Brasile
- William Héctor Gómez Soto, PhD, Sociologia, Università Federale di Pelotas, Brasile
- Maria Tereza Zatti, docente e funzionario pubblico in pensione, Porto Alegre/RS, Brasile
- José Francisco Danilo de Guadalupe Correa Fletes, Professore presso l’Università Federale di Santa Catarina – Brasile
- Rosangela Marione Schulz, Dottorato in Scienze Politiche – Profa. Universidade Federal de Pelotas – Brasile
- Giuseppe Cocco, professore ordinario – Università Federale di Rio de Janeiro – Brasile
- Rosa Maria Marques, professoressa ordinaria del Dipartimento di Economia e del Programma di studi post-laurea in Economia politica della PUCSP (Pontificia Università Cattolica di São Paulo), Brésil
- Carlos Zacarias de Sena Júnior, Università Federale di Bahia (UFBA), Brésil
- Sâmia Bonfim, Deputato federale – Psol/Brasile
- Fernanda Melchionna, deputata federale – Psol/Brasile
- Vivi Reis, deputata federale – Psol/Brasile
- Israel Dutra, Segretario delle Relazioni internazionali – Psol/Brasile
- Luciana Genro, Deputata dello Stato di Rio Grande do Sul – Psol/Brasile
- Roberto Robaina, Assessore, Porto Alegre, Rio Grande do Sul – Psol/Brasile
- Luana Alves, consigliera del comune di San Paolo, San Paolo – Psol/Brasile
- Professor Josemar, consigliere del comune di São Gonçalo (Rio de Janeiro) – Psol/Brasile
- Juliana Carvalho Miranda Teixeira, docente presso l’Università Federale del Maranhão, Brasile
- Robert Leher, ex Rettore dell’Università Federale di Rio Janeiro e Presidente dell’ANDES – Associazione Nazionale dei Professori dell’Istruzione Superiore, Brasile
- José Carlos Barreto de Santana, ex Rettore dell’Università statale di Bahia, Brasile
- Humberto Meza, scienziato político, ricercatore dell’Università federale di Rio de Janeiro, UFRJ, Brasile
Bolivia
- Mario Rodríguez, Fondazione Wayna Tambo, Bolivia
- Elizabeth Peredo Beltran, Psicologa e Ricercatrice, Observatorio de Cambio Climático y Desarrollo – OBCCD, Bolivia
Colombia
- Muricio Archila, professore, Università Nazionale della Colombia, Colombia
- Daniel Libreros Caicedo, economista, Università Nazionale della Colombia
- Alejandro Mantilla, professore dell’Università Nazionale della Colombia
- Darío González Posso, ingegnere agrario. Del coordinamento e co-fondatore dell’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (INDEPAZ). Bogotà, Colombia
- Sonia Castañeda Roncancio, epidemiologa medica. Collaborazione dell’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz -INDEPAZ. Bogotà, Colombia
Costa Rica
- María Esther Montanaro Mena, cédula 1-0922-0124, Università della Costa Rica
- Hans Nusselder, consulente-ricercatore in sviluppo rurale, San José, Costa Rica
- Giovanni Beluche, Università del Costa Rica (UCR), San José, Costa Rica
- Roberto Ayala, Professore, Università del Costa Rica (UCR), Costa Rica
Panamá
- Enoch Adames, professore, Università di Panamá, Panamá
- Olmedo Beluche, sociologo, professore, Università Interamericana di Panamá, Panamá
- Rebeca Yanis Orobio, docente presso l’Università di Panama, Istituto di Criminologia, Panamá
- Dra. Nicolasa Terreros Barrio, Docente regolare titolare, Università Specialistica deleìle Americhe (UDELAS), Panamá
Ecuador
- Miriam Lang, Docente, Universidad Andina Simón Bolívar, Ecuador
- Alberto Acosta, economista, ex presidente dell’Assemblea Costituente, Ecuador
- Napoleón Saltos Galarza, Professore, Universidad Tecnológica Indoamérica, Ecuador
Cile
- Haroldo Dilla Alfonso, professore, direttore dell’Istituto di Studi Internazionali (INTE), Università Arturo Prat, Cile.
Guatemala
- Ana Silvia Monzón, FLACSO, Guatemala
Repubblica Dominicana
- Virtudes de la Rosa, Professore, Università Autonoma di Santo Domingo, Repubblica Dominicana
Uruguay
- Ramiro Chimuris, economista e avvocato, Università della Repubblica, Uruguay
- Isabel Koifmann, sindacalista, Cooperativa Magisterial, Uruguay
- Daniel Ceriotti, nutrizionista, Universidad de la República, Uruguay
- Ernesto Herrera, giornalista, Uruguay
- Maria Pollak, Attrice, ricercatrice di teatro, Montevideo-Uruguay
Venezuela
- Edgardo Lander, Università Centrale del Venezuela
- Luis Bonilla-Molina, Centro Internacional de Investigación Otras Voces en Educación de Venezuela e membro del Comitato Direttivo della CLACSO, Venezuela
America del Nord e Australia
Stati Uniti
- Jeffrey L. Gould, Distinguished Visiting Professor of Modern History, School of Historical Studies, Institute for Advanced Study, Indiana University, Indiana, Stati Uniti.
- Barbara Weinstein, Professore d’argento di Storia dell’America Latina, Università di New York, Stati Uniti
- Justin Wolfe, Professore associato di storia, Università di Tulane, Stati Uniti
- Jocelyn Olcott, professore di storia, Duke University, Stati Uniti d’America
- Michel Gobat, professore di storia, Università di Pittsburgh, Stati Uniti d’America
- William I. Robinson Distinguished Professor di Sociologia e Studi Globali e Internazionali, Studi Latinoamericani e Iberici, Università della California-Santa Barbara, Stati Uniti.
Dan La Botz, membro del comitato di redazione di New Politics, New York, Stati Uniti d’America - Steven Volk, Professore emerito di Storia, Oberlin College, Ohio, Stati Uniti
- Dr. Julie A. Charlip, Professore emerito di Storia dell’America Latina, Whitman College, Stati Uniti d’America
- Clara E Irazábal Zurita, Funzionario JEDI, Professore ADVANCE, Scuola di Architettura, Pianificazione e Conservazione, Università del Maryland, Stati Uniti.
- John L. Hammond, professore di sociologia alla City University di New York, ex collaboratore della Casa del Gobierno, Estelí, 1985-86, Stati Uniti.
- Rosalind Bresnahan, California State University San Bernardino (in pensione), Stati Uniti
- William Bollinger, Studi latino-americani, Università statale della California, Los Angeles, Stati Uniti
- Carlos Forment, professore, New School of Social Research, New York, Etats-Unis
- Greg Grandin, presidente Vann Woodward, professore di storia, Università di Yale, USA
- Arturo Escobar, Prof. Emerito di Antropologia, U. de Carolina del Norte, Chapel Hill, Stati Uniti.
- Amy C. Offner, professore associato di storia, Università della Pennsylvania, USA
- William Aviles, professore di Scienze politiche, Università del Nebraska a Kearney, USA
- Stephen R. Shalom, Emerito, Università William Paterson, Stati Uniti
- Paulo Abrão, Visiting Professor, Brown University, Stati Uniti d’America (ex Segretario esecutivo della Commissione interamericana per i diritti umani)
- Enzo Traverso, Susan and Barton Winokur, Professor in Humanities, Cornell University, Stati Uniti d’America
- Noam Chomsky, professore emerito del MIT, professore laureato dell’Università dell’Arizona.
- Bill Fletcher, ex presidente del Forum TransAfrica, Stati Uniti
- E. Ahmet Tonak, professore di economia, Hampshire College, Stati Uniti
- Charles Post, professore, City University di New York, USA
- David McNally, Professore emerito, Università di Houston, Stati Uniti d’America
Canada
- Jeffery R. Webber, Professore associato, Dipartimento di Politica, York University, Toronto, Canada
Australia
- Viviana Canibilo Ramírez, BA (Hons), Dip. Ed, Investigadora Independiente, insegnante senior di spagnolo ed economia domestica (in pensione), dipartimenti dell’istruzione del NSW e del Queensland (1980-2016), Australia
- Robert Austin Henry, Associato onorario, Scuola di Scienze Umanistiche, Università di Sydney, Australia
- Federico Fuentes, direttore di LINKS, rivista internazionale del rinnovamento socialista, Australia
Europa
Francia
- Michael Löwy, direttore di ricerca emerito del CNRS, Francia
- Eleni Varikas, professore emerito all’Università di Parigi 8, Francia
- Catherine Samary, economista, Università di Parigi Dauphine
- Gustave Massiah, ex insegnante della Scuola di Architettura di Parigi La Villette, Francia
- Claude Serfati, economista, IRES, Parigi
- Franck Gaudichaud, professore universitario di storia dell’America Latina all’Università di Tolosa Jean Jaurès, Francia
- Christian Tutin, professore emerito di università, Paris-Est, Francia
- Pierre Salama, professore emerito di università, economista, Université Paris-Nord, Francia
- Jean Malifaud, docente, Università di Parigi Didedot, matematico, Francia
- Alain Bihr, Professore onorario di Sociologia, Università di Bourgogne-Franche-Comté (Besançon), Francia
- Roland Pfefferkorn, Professore emerito di Sociologia, Università di Strasburgo, Francia
- Bernard DREANO, economista, presidente del CEDETIM (Centre d’études et d’initiatives de solidarité internationale), Francia
- Natacha Lillo, docente senior, Université Paris Cité, Francia
- Thomas Posado, dottore in scienze politiche presso l’Università di Parigi-8, Francia
- Olivier Compagnon, storico, Università della Sorbonne Nouvelle (Istituto di Studi Avanzati sull’America Latina), Francia
- Leila Chaibi, europarlamentare (Francia)
- Hadrien Clouet, sociologo, membro del Parlamento della Haute-Garonne
- Hubert Krivine, Professore emerito di Fisica, Università Pierre e Marie Curie, Francia
- Luc Quintin, MD, PhD, anestesista (in pensione), ricercatore senior (in pensione), Francia
- Claude Calame, Direttore degli Studi, Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Francia
- Evelyne Perrin, sociologa, Stop Précarité e LDH 94 – Ligue française de défense des droits de l’Homme, Francia
- Pierre Cours-Salies, professore emerito Parigi-8, Francia
- John Barzman, professore emerito di Storia contemporanea, Università di Le Havre Normandia, Francia
- Isabelle Garo, filosofa, Francia
- Christian Mahieux, Union syndicale Solidaires, Rete internazionale di solidarietà sindacale, Francia
- Carlos Agudelo, Sociologo, ricercatore associato URMIS, IRD – CNRS – Università di Parigi – Università della Costa Azzurra, Francia
- Bruno Percevois, pediatra in pensione, Francia
- Laurent Faret, professore di Geografia, Università di Parigi-Diderot, Francia
- Janette Habel, docente all’Università di Marne-la-Vallée e all’IHEAL, Francia
- Ludivine Bantigny, storica, classi preparatorie alle Ecoles, Paris, Francia
- Pierre Khalfa, Economista, Fondazione Copernico, Francia
- Nicole Abravanel, Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Francia
- Christiane Vollaire, filosofa, ricercatrice associata presso il CNAM, Parigi, Francia
- Esther Jeffers, Professore di economia, Università di Picardie Jules Verne, Francia
- Gilles Bataillon, Sociologo, Ecole des hautes études en sciences sociales, Parigi, Francia
- Pierre ROLLE, sociologo, Università di Parigi-Nanterre, Francia
- Christian Laval, Professore emerito di Sociologia, Università di Parigi-Nanterre, Parigi, Francia
- Marc Perelman, professore emerito di Università, Università di Parigi Nanterre, Francia
- Michel Cahen, direttore di ricerca emerito del CNRS presso Sciences Po Bordeaux, Francia
- Josette Trat, sociologa, ex insegnante-ricercatrice all’Università di Parigi 8, Francia
- Robert March, docente senior, Facoltà di Architettura, Parigi, Francia
- Jacques Généreux, professore associato a Sciences Po. Parigi, Francia
- Charlotte Guénard, Economista, Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne-IEDES, Parigi, Francia
- Pierre Rousset, militante della solidarietà internazionale, Francia
- Henri Saint-Jean, Dottorando presso il Laboratorio CliPSY dell’Università di Angers, Francia
- Delphine Lacombe, sociologa, incaricata di ricerca CNRS – associata all’Università di Parigi Cité URMIS CEMCA USR 3337, Francia
- Denis Paillard, Direttore di ricerca scientifica del CNRS, Parigi, Francia
- Emilie Karami, Centre de recherche sur les arts et le langage (EHESS-Paris), Francia
- Houshang Sepehr, attivista di Solidarietà socialista con i lavoratori in Iran (SSTI), Francia
Belgio
- Bernard Duterme, Direttore CETRI – Centro tricontinentale, Belgio
- Mateo Alaluf, professore onorario Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Andrea Rea, professore presso l’Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Pierre Marage, professore emerito della Libera Università di Bruxelles, Belgio
- Anne Morelli, Professore emerito dell’Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Marcelle Stroobants, Professore emerito dell’Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Jean Vogel, docente, Université Libre de Bruxelles, Belgio
- Éric Toussaint, dottore in scienze politiche presso le università di Parigi 8 e Liegi, Belgio.
- Hugues Le Paige, giornalista e regista, Belgio
- Isabelle Stengers, professore emerito Université Libre de Bruxelles, Belgio
- Francine Bolle, docente presso l’Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Esteban Martinez, professore Université Libre de Bruxelles, Belgio
- Fréderic Louault, Professore Université Libre de Bruxelles, Belgio
- Margaux De Barros, ricercatrice presso l’Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Laurent Vogel, ricercatore associato presso l’Istituto sindacale europeo, Belgio
- Christine Pagnoulle, professore onorario presso l’Università di Liegi, Belgio
- Sylvie Carbonnelle, docente assistente presso l’Istituto di Sociologia dell’Università Libera di Bruxelles, Belgio.
- Jean Vandewattyne, professore, Università di Mons, Belgio
- Douglas Sepulchre, assistente presso la Libera Università di Bruxelles, Belgio
- Riccardo Petrella, Professore emerito, Università Cattolica di Lovanio (B), Economista politico, Belgio
- Perrine Humblet, professore emerito dell’Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Corinne Gobin, Professore emerito dell’Università Libera di Bruxelles, Belgio
- Michel Caraël, professore emerito dell’Université Libre de Bruxelles, Belgio
- Willy Estersohn, giornalista, Belgio
- Jean Puissant, professore emerito Université Libre de Bruxelles, Belgio
- Ralph Coeckelberghs, ex segretario generale di Solidarité Socialiste-NGO attiva in Nicaragua, Belgio
- Eric Corijn, professore di Studi Urbani, Vrije Universiteit Brussel (VUB), Belgio
- Pierre Galand, professore emerito di Università, ULB, Belgio
- Tatiana Roa, professoressa del Centro di ricerca e documentazione latinoamericana Cedla, Università di Amsterdam, Paesi Bassi
- Alexis Deswaef, avvocato presso il foro di Bruxelles e vicepresidente della Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH), Belgio
- Patricia Willson, Faculté de philosophie et lettres, Université de Liège, Belgio
- Sixtine Van Outryve, dottore in diritto, Università Cattolica di Lovanio, Belgio
- Maria Cecilia Trionfetti, ricercatrice, Facoltà di filosofia e scienze sociali, Università libera di Bruxelles, Belgio
- Henri B. Eisendrath, professore emerito della Vrije Universiteit Brussel, Belgio
Gran Bretagna
- Alex Callinicos, professore emerito di Studi europei, King’s College di Londra
- Gilbert Achcar, professore, SOAS, Università di Londra
- Alfredo Saad Filho, Professore, King’s College di Londra
- Elisa Van Waeyenberge, Professore, SOAS, Università di Londra
- Chris Wickham, Professore emerito di Storia medievale Chichele, Università di Oxford, Gran Bretagna
- Ken Loach, regista cinematografico e televisivo, Gran Bretagna
- Mike Gonzalez, professore emerito, Università di Glasgow, Regno Unito
Spagna
- Jaime Pastor, professore di Scienze Politiche presso l’Università Nazionale di Educazione a Distanza (UNED), Madrid, Spagna.
- Marcos Roitman, professore di Sociologia presso l’Università Complutense di Madrid, Spagna
- Luisa Martín Rojo, cattedra di linguistica dell’Università Autonoma di Madrid, Spagna.
- María Trinidad Bretones, docente di Sociologia all’Università di Barcellona, Spagna.
- Antonio García-Santesmases, cattedratico di Filosofia Politica dell’Università Nazionale di Educazione a Distanza, Spagna.
- Roberto Montoya, scrittore e periodista, Spagna
- Carlos Prieto Rodriguez, Professore emerito dell’Università Complutense di Madrid, Spagna
- Ángeles Ramírez, professoressa titolare di Antropologia sociale presso la Universidad Autónoma de Madrid, Spagna
- Fernando Álvarez-Uría, cattedratico di Sociologia dell’Università Complutense di Madrid (UCM), Spagna
- Julia Varela, Catedrática de Sociología de la Universidad Complutense de Madrid (UCM), Spagna
- Álvaro Pazos Garciandia, professore di antropologia sociale presso l’Universidad Autónoma Madrid (UCM), Spagna
- Carlos Giménez Romero, Docente di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Juan Carlos Gimeno Martín, professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Marta Cabezas Fernandez, Professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Virtudes Téllez Delgado, Segretario accademico, Universidad Autónoma, Madrid, Spagna
- Alba Valenciano i Mañé, Professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Alessandro Forina, Professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Fructuoso de Castro, professore di antropologia sociale presso l’Universidad Autónoma di Madrid, Spagna.
- Pilar Monreal Requena, Professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Alicia Campos Serrano, docente di antropologia sociale presso l’Universidad Autónoma di Madrid, Spagna.
- Juan Ignacio Robles Picón, Professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Paloma Gómez Crespo, Professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Héctor Grad, professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Virginia Vaqueira, Professore di Antropologia sociale, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Carlos Taibo, professore di Scienze politiche, Universidad Autónoma Madrid, Spagna
- Alberto Riesco, Professore Università Complutense di Madrid, Spagna
- Julia Peregrin Caballero, Sociologa, Esperta in Cooperazione Internazionale, Madrid, Spagna
- Carmen San José Pérez, medico, Stato spagnolo
- Laura Carmargo, profesora de Lingüística de la Universitat de les Illes Balears (UIB)
- María Gómez, profesora de Sociología de la Universitat de les Illes Balears (UIB)
- Cipriana Martín Hernandez-Cano, funzionaria del ministero della Cultura spagnolo
- Arturo Casielles Cuesta, Catedrático de Enseñanza Secundaria, in pensione, España
- Koldo Unceta, Professore emerito dell’Università dei Paesi Baschi, Spagna
- Alberto Martín Álvarez, Ricercatore di spicco, Dipartimento di Diritto Pubblico, Area Scienze Politiche e Pubblica Amministrazione, Universitat de Girona, Catalogne, Etat espagnol
- Paloma Pierrard Arroyo, Jubilada, Profesora del Instituto El Lago, Madrid Spagna
- Fernando Cerezal-Sierra, Prof. in pensione U. Alcalá, Spagna
- Denise Cook Maude (ex coordinatrice di MESENI) Spagna
- María Elena Ramírez Piqueras, Maestra, Madrid, Spagna
- Laura Carmargo, professoressa di Linguistica dell’Università delle Illes Balears (UIB), Spagna
- María Gómez, professoressa di Sociologia dell’Illes Balears (UIB), Spagna
- Flor María Herrero Alarcón, Professoressa in pensione dell’Università di Cadice, Spagna
- María Dolores Ferrero Blanco, Catedrática Honoraria de Historia Contemporànea. Università di Huelva, Spagna
- Dott.ssa Ana Ruiz Fernández, medico di Nefrologia, Ospedale Virgen del Roció, Siviglia, Spagna.
- Rosa Gómez Torralbo. Psicologa, amministratrice pubblica, Junta de Andalucía, Stato spagnolo
- Ioanna Nicolaidou, professore di traduzione e interpretariato, Università di Malaga, Spagna
Grecia
- Katerina Sergidou, antropologa sociale, ricercatrice presso l’Università Panteion, Grecia
- Dimitrios Barkas, Dott. in Psicologia sociale e politica, Università Panteion, Grecia
- Maria Bolari, ex parlamentare, Grecia
- Ioanna Gaitani, ex parlamentare, Grecia
- Antonis Karavas, patologo del Centro sanitario comunitario di Ilioupoli, membro dell’Unione dei medici ospedalieri, Grecia.
- Antonis Ntavanellos, giornalista, Confederazione dei giornalisti greci (POESY), Grecia
Italia
- Luigi Ferrajoli, professore emerito di “Filosofia del diritto” presso l’Università degli Studi Roma Tre, dottore honoris causa di numerose università: Buenos Aires (UBA), Universidad Nacional de La Plata, Universidad de la Repubblica del Uruguay, Academia Brasileira de Direito Constitucional (Curitiba, Brasile), ecc.
- Pietro Basso, Professore associato di Sociologia – Università Ca’ Foscari / Venezia, Italia
- Riccardo Bellofiore, economista, Italia
- Michele Fatica, professore emerito di storia moderna e contemporanea presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, Italia
- Franco Turigliatto, ex senatore
- Fabrizio Burattini, sindacalista, USB
- Paolo Barcella, Professore associato, Dipartimento di Lingue, Letterature e culture straniere, Università degli studi di Bergamo, Italia
Portogallo
- Alda Sousa, Università di Porto, Scienze Biomediche, Portogallo
- Jorge Sequeiros, Università di Porto, Medicina, Portogallo
- Ana Campos, Nuova Università di Lisbona, Medicina, Portogallo
- Francisco Louçã, Università di Lisbona, Economia, Portogallo
- Marianne Lacomblez, Professoressa emerita ordinaria, Centro di Psicologia, Università di Porto, Portogallo
- Liliana Cunha, Professoressa Ausiliaria, Facoltà di Psicologia e di Scienze dell’educazione della Università di Porto, Portogallo
Svizzera
- Jean Ziegler, professore emerito di sociologia, Università di Ginevra, vicepresidente del Comitato consultivo del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, Svizzera.
- Sébastien Guex, Professore onorario Università di Losanna, Svizzera
- Bernard Voutat, Professore ordinario, Università di Losanna, Svizzera
- Sandra Bott, professore assistente, Facoltà di Lettere, Università di Losanna, Svizzera
- Silvia Mancini, Professore onorario, Facoltà di Teologia e Scienze Religiose, Università di Losanna, Svizzera
- Malik Mazbouri, Docente, Facoltà di Lettere, Università di Losanna, Svizzera
- Jean Batou, Professore onorario, Facoltà di Scienze sociali e politiche, Università di Losanna, Svizzera
- Joseph Daher, Visiting Professor, Facoltà di Scienze Sociali e Politiche, Università di Losanna, Svizzera
- Stéfanie Prezioso, Professore associato, Facoltà di Scienze sociali e politiche, Università di Losanna, Svizzera, Membro del Parlamento Federale
- Janick Marina Schaufelbuehl, Professore associato, Facoltà di Scienze sociali e politiche, Università di Losanna, Svizzera
- Nils de Dardel, avvocato, ex membro del Parlamento federale, Ginevra, Svizzera
- Romolo Molo, avvocato, Ginevra, Svizzera
- Hans Leuenberger, delegato del CICR in pensione, Svizzera
- Nelly Valsangiacomo, Professore, Facoltà di Lettere, Università di Losanna, Svizzera
- Charles-André Udry, Economista, Edizioni Page 2, Svizzera
- Nicolas Bancel, Professore ordinario, Facoltà di Scienze sociali e politiche, Università di Losanna, Svizzera
- Pierre Eichenberger, docente senior presso la Facoltà di Scienze sociali e politiche dell’Università di Losanna, Svizzera.
- Pierre Frey, professore onorario, Politecnico federale di Losanna, Svizzera.
- Caroline RENOLD, Avvocato, Ginevra, Svizzera
- Pierre STASTNY, avvocato, Ginevra, Svizzera
- Maurizio LOCCIOLA, avvocato, Ginevra, Svizzera
- Christian Dandrès, avvocato, membro del Parlamento federale, Ginevra, Svizzera
- Emmanuel Amoos, deputato al Parlamento federale, Vallese, Svizzera
- Laurence Fehlmann Rielle, Membro del Parlamento federale, Ginevra, Svizzera
- Nicolas Walder, membro del Parlamento federale, Ginevra, Svizzera
- Dott.ssa Martine Rais, medico, Svizzera
- Cédric Wermuth, Membro del Parlamento federale, Argovia, Svizzera
- Pierre-Yves Maillard, membro del Parlamento federale, Vaud, Svizzera
- Sébastien Chauvin, Professore associato, Facoltà di Scienze sociali e politiche, Università di Losanna, Svizzera
- Michel Ducraux, delegato del CICR in pensione, Svizzera
- Cécile Péchu, Docente, Università di Losanna, Svizzera
- Matthieu Leimgruber, Ausserordentlicher Professor Forschungsstelle für Sozial- und Wirtschaftsgeschichte, Universität Zürich, Suisse
- Mounia Bennani-Chraïbi, professoressa ordinaria, Facoltà di Scienze Sociali e Politiche, Università di Losanna, Svizzera.
- Katharina Prelicz-Huber, membro del Parlamento federale, Zurigo, Suisse
- Lisa Mazzone,, membro del Parlamento federale, Genève, Suisse
- Brigitte Crottaz, membro del Parlamento federale, Vaud, Svizzera
- Léonore Porchet, membro del Parlamento federale, Vaud, Suisse
- Christophe Clivaz, membro del Parlamento federale, Vallese, Svizzera
- Delphine Klopfenstein-Broggini, membro del Parlamento federale, Genève, Suisse
- Natalie Imboden, Consigliera nazionale, BE
- Hans-Peter Renk, bibliothécaire retraité, Le Locle, Suisse
- Sergio Rossi, Professore ordinario, Facoltà di Scienze economiche e sociali e di Management, Università di Friburgo, Svizzera
- Christian Marazzi, Professore, La Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, Lugano-Tessin, Svizzera
- Spartaco Greppi, Professore, Dipartimento di economia aziendale, sanitaria e sociale, SUPSI, Lugano-Tessin, Svizzera
- Balthasar Glättli, membro del Parlamento federale, Zurigo, Svizzera
- Dott.ssa Julie de Dardel, geografa, Università di Ginevra, Suisse
- Patrick Naef, PhD, ricercatore senior associato, Geografia e Ambiente, Università di Ginevra, Svizzera
- Sébastien Farré, Maison de l’histoire, Università di Ginevra, Svizzera
- Dolores Phillipps-Lopez, Docente, Facoltà di Lettere, Università di Ginevra, Svizzera
- Aline Helg, Professore onorario, Dipartimento di Storia generale, Università di Ginevra, Svizzera
- Valeria Wagner, Docente, Facoltà di Lettere, Università di Ginevra, Svizzera
- Cornelia Hummel, Professore di Sociologia, Università di Ginevra, Svizzera
- Prof.ssa Anne Lavanchy, Centro di Ricerca Sociale (CERES), Scuola di Lavoro Sociale di Ginevra, HES-SO Università di Scienze Applicate e Arti della Svizzera Occidentale
Austria
- Dr. Leo Gabriel, Periodista e Antropologo, Austria
- Christian Zeller, professore di geografia economica presso l’Università di Salisburgo, Austria.
Germania
- Dr. Manfred Liebel, Prof. em. Technische Universität Berlin, Germania
- Dr. Betina Kern, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania dal 2008 al 2012 in Nicaragua, Allemagne
-
Serge Victor (Viktor L’vovič Kibal’čič)
Viktor L’vovič Kibal’čič naque a Bruxelles il 30 dicembre 1890, figlio di rifugiati politici russi, dai quali eredita la passione sociale, e l’antimilitarismo. Lascia molto precocemente la famiglia e si collega a circoli anarchici radicali, in particolare quelli che poi daranno vita alla Banda Bonnot, il gruppo armato che operò negli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale in Francia e in Belgio. Individuato dalla polizia francese (nel frattempo si era trasferito a Parigi), si rifiutò di collaborare e venne condannato nel 1912 a cinque anni di prigione.
In quegli anni, pur conservando ideali fortemente libertari, comincia a maturare una critica di fondo verso l’anarchismo e, in particolare, verso la sua ispirazione individualista. Scrive:
«Gli anarchici puntano ancora ad una purezza rivoluzionaria sempre più alta, vogliono reagire contro il burocratismo sindacale ma, occorre dirlo, arrivano solo, seppure con le migliori intenzioni del mondo, con grande impegno personale, perfino con eroismo, a moltiplicare le sette, le sotto-sette, le deviazioni ridicole o tragiche (l’esperantismo, il vegetarianesimo, il naturismo, l’amoreliberismo ovunque; il banditismo in Francia; il terrorismo in Spagna)».
Ma rifiuta anche l’anarcosindacalismo.
Al termine della pena, viene espulso dalla Francia e si rifugia in Spagna, dove collabora (e stampa, come tipografo) il giornale Tierra y Libertad, nel quale adotta lo pseudonimo che poi manterrà per tutta la vita: Victor Serge.
Quando viene a conoscenza della rivoluzione del febbraio 1917, decide immediatamente di trasferirsi in Russia, ma viene arrestato lungo il percorso in Francia, che lo libererà solo nel 1919, grazie ad uno scambio di prigionieri tra la Russia sovietica e la Francia. Arrivato finalmente nella città di Pietrogrado, assediata dalle armate controrivoluzionarie bianche, aderisce immediatamente al Partito bolscevico, mettendosi al servizio del giornale del soviet della città.
Partecipò ai primi congressi dell’Internazionale comunista (IC), collaborando, in particolare vista la sua perfetta conoscenza dello spagnolo e del francese, con l’Esecutivo diretto da Zinoviev, occupandosi della edizione francese del giornale della IC e scrivendo numerosi articoli per i giornali delle sue varie sezioni nazionali.
Si impegnò per cercare di criticare, con l’efficacia di chi ne ha conosciuto dall’interno le pulsioni ideali, le correnti anarchiche e il loro settarismo contro il bolscevismo, ma fu anche attivo nel cercare di indurre il partito a non usare metodi repressivi verso gli ambienti libertari e, più in generale, nel criticare gli eccessi violenti della CeKa.
Al momento della sollevazione di Kronstadt (marzo 1921), si impegnò attivamente per cercare una mediazione tra il governo bolscevico e i marinai insorti. Dopo la repressione del movimento, peraltro, si salvò dall’arresto solo grazie alla intercessione di Zinoniev, che garantì per lui.
Nel 1923, si impegna immediatamente nella opposizione di sinistra, appena fondata da Trotsky, denunciando con nettezza la burocratizzazione dello stato e dell’Internazionale. Le critiche che sviluppò sulle conseguenze nefaste che quella burocratizzazione ebbe sugli esiti della rivoluzione cinese del 1927, gli costò l’espulsione dal partito con l’accusa di «attività frazionistiche».
Nel 1933, venne condannato alla deportazione negli Urali, e riesce a salvarsi dalla stagione dei processi di Mosca nel 1936, grazie ad una campagna internazionale che vide impegnati numerosi e importanti intellettuali democratici, tra i quali l’italiano Gaetano Salvemini.
Privato della nazionalità russa ed espulso dall’URSS, raggiunge il Belgio e poi la Francia, dove si impegna a fondo contro la feroce repressione che nel paese dei soviet stava colpendo l’intera generazione dei vecchi bolscevichi. Nella guerra di Spagna, sostiene la tesi della necessità della convergenza stretta tra anarchici e marxisti. Comincia ad allontanarsi da Trotsky, criticandolo per il suo settarismo nei confronti del POUM, il partito comunista antistalinista di Andrés Nin. Le critiche politiche che rivolse a Trotsky su questo e su tanti altri temi (in primo luogo sul suo orientamento al momento di Kronstadt) non scalfirono però la stima profonda tra i due, tanto che V. Serge scelse, dopo l’assassinio di Trotsky ad opera di un sicario stalinista, di scriverne la biografia, in collaborazione con la vedova del grande rivoluzionario russo.
Nel frattempo, senza più possibilità di risiedere in un qualunque paese europeo, riuscì a rifugiarsi in Messico, dove nel novembre 1947, morì nella più totale povertà.
-
Iran, per le donne, la vita, la libertà
Manifesto femminista internazionale in solidarietà con le donne iraniane in lotta
Qui il testo in portoghese, inglese, castigliano, francese
Noi, attiviste femministe, personalità pubbliche, parlamentari e organizzazioni sottoscritte di diversi paesi del mondo, siamo solidali con le donne iraniane che, dal settembre 2022, lottano contro la Repubblica iraniana e chiedono giustizia per Jina Mahsa Amini. Mahsa era una donna di 22 anni di origine curda, arrestata e picchiata a morte dalla “polizia morale” della Repubblica iraniana per aver indossato l’hijab contro le leggi teocratiche del paese.
Dopo questo inaccettabile omicidio misogino, le donne di tutto il paese sono scese in piazza in Iran in una rivolta femminista e antidittatoriale per la caduta della Repubblica islamica e per la parità di genere. Le strade dell’Iran sono state teatro di massicce proteste per quasi due mesi. In prima linea ci sono state le giovani donne che, nell’affrontare la sanguinaria dittatura iraniana e la moralità che impone, si sono tolte l’hijab in pubblico e lo hanno bruciato, in un gesto di rivendicazione della propria libertà e della fine del regime teocratico. Ancora una volta, le donne sono in prima linea nella lotta contro i governi autoritari.
- Ci uniamo a una catena internazionale e femminista di solidarietà con la rivolta delle donne dell’Iran contro la dittatura religiosa della Repubblica iraniana.
- Siamo solidali con tutte le donne e gli uomini che lottano contro il regime oppressivo, per le libertà e i diritti sociali.
- Difendiamo la libertà religiosa di tutte le donne di scegliere come e quando professare la propria fede.
- Siamo a favore della parità di genere per le donne iraniane nello stato, nel sistema giudiziario e nel mercato del lavoro.
- Difendiamo la libertà di organizzazione delle donne e del popolo iraniano contro l’autoritarismo.
- Ripudiamo tutte le repressioni del governo iraniano e dei suoi agenti di rappresaglia, che hanno già ucciso centinaia di manifestanti e oppositori.
- Per le donne, per la vita, per la libertà.
Abbasso la Repubblica Islamica!
Nessun Mullah o Scià!
Libertà per i prigionieri politici!
Per sottoscrivere l’appello, riempire questo formulario (in portoghese, inglese e castigliano)
Prime Firmatarie
Organizzazioni
- Juntas! do Brasil
- Nuevo Perú de Perú
- Coordinadora Socialista Revolucionaria (CSR) de México
- Union syndicale Solidaires, dalla Francia
- Emancipa Mulher do Brasil
- Rete europea di solidarietà con l’Ucraina (ENSU) – Femminista
- Movimento Pretas do Brasil
- Resistência Feminista do Brasil
- Ukraina-Solidaritet dalla Svezia
- Insubmissas de Portugal
- Donne della Corrente Socialista de Trabalhadoras e Trabalhadores (CST) di PSOL/Brasil
- Unidade Internacional de Trabalhadoras e Trabalhadores | Quarta Internacional (UIT-QI)
Indivuali
- Vivi Reis, deputada federal do PSOL/Brasil
- Stéfanie Prezioso MP Ensemble à Gauche, dalla Svizzera
- Sâmia Bomfim, deputata federale del PSOL/Brasile
- Fernanda Melchionna, deputada federal do PSOL/Brasil
- Luana Alves, responsabile di São Paulo, di PSOL/Brasil
- Riki Van Boeschoten, professore emerito di antropologia sociale, Università della Tessaglia, Grecia
- Evelyn Capchi, Segretaria nazionale dell’organizzazione Nuevo Perú
- Helena Hirata, Diretora de Pesquisa Emérita do Centre National de Recherche Scientifique (CNRS) dalla Francia
- Catherine Samary, economista, membro del Consiglio scientifico dell’Attac francese
- Luciana Genro, deputada estadual do Rio Grande do Sul, do PSOL/Brasil
- Monica Seixas
- Najara Costa
- Leticia Chagas
- Ana Laura
- Karina Corrêa
- Poliana Nascimento e Rose Soares, co-deputate estaduais de São Paulo, do PSOL/Brasil
- Daniela Mussi, professoressa di Scienza politica dell’Università Federale di Rio de Janeiro, in Brasile
- Brid Smith TD per la gente prima del profitto dall’Irlanda
- Juliana Gomes Curvelo, direttrice di Osasco com a AtivOz, presso PSOL/Brasile
- Mariana Conti, responsabile di Campinas per PSOL/Brasile
- Sonia Mitralia, illustratrice greca
- Joan McKiernan, attivista statunitense
- Elsa Galerand, Professoressa di Sociologia, UQÀM, Canada
- Meghan Keane. attivista dagli Stati Uniti
- Karen Yamanaka, attivista giapponese
- Jess Spear, RISE e Persone prima del profitto
- Aude Spang, Unione sindacale Unia dalla Svizzera
- Renata Cambra, del Movimento Alternativa Socialista del Portogallo
- Béatrice Brérot, poetessa francese