Prima di tutto vorremmo ringraziare gli elettori che hanno scelto di votare per noi. Votando per noi, hanno dato il loro voto a un lavoratore in esubero, qualcuno che gli somiglia. Hanno voluto esprimere il loro rifiuto di un capitalismo che sta portando l’umanità a sbattere contro il muro, un capitalismo fonte di crisi ecologica, sanitaria, sociale e democratica. Hanno voluto affermare che il cambiamento verrà dal basso, attraverso la mobilitazione e la rottura di questo sistema.
Sappiamo anche che molti altri si sono riconosciuti nella nostra candidatura ma hanno preferito infilare un’altra scheda nell’urna, sperando di “votare utile”.
Come nel 2017, Macron e Le Pen si sono quindi imposti dopo una non-campagna. Le elezioni presidenziali sono già particolarmente antidemocratiche, e questa campagna ne è stata un’ulteriore caricatura, confiscaa dalla destra e dall’estrema destra, in particolare da Macron. In nessun momento di questa campagna lui ha voluto rendere conto delle politiche che ha perseguito negli ultimi cinque anni, che sono state particolarmente antisociali e autoritarie.
Il crescente tasso di astensione mostra la sfiducia della popolazione nel potere di Macron. Per non parlare degli stranieri, privati del diritto di voto e di influenzare la politica del paese in cui vivono e lavorano.
Purtroppo, il rifiuto della politica di questo quinquennio avvantaggia l’estrema destra. Lo vediamo oggi: Macron non è un baluardo contro l’estrema destra. Peggio ancora, la sua politica la alimenta quando attacca le condizioni di vita dei lavoratori e dei disoccupati, quando caccia con il ministro dell’interno Darmanin i migranti e i clandestini, quando reprime violentemente le manifestazioni, come quelle del movimento dei Gilet Gialli…
È un eufemismo dire che il clima politico degli ultimi mesi ha pesato sulle urne. Le questioni sociali sono pregnanti, come la necessità di aumentare i salari e tutti i redditi di fronte al deterioramento delle condizioni di vita per la gran parte delle persone. Ma sono stati i temi dell’estrema destra a imporsi, in particolare sotto la pressione di Zemmour. Prefigurando un progetto fascista, ha spinto l’intera campagna a destra e all’estrema destra con le sue idee disgustose.
Zemmour è servito, tra l’altro, a relativizzare il pericolo rappresentato dalla Le Pen quando non è mai stata così vicina al potere. Tuttavia, entrambi rappresentano le due facce di un progetto politico ultra-autoritario, al servizio dei capitalisti, che mira a mettere in riga tutta la popolazione. Le Pen è un veleno perché, attraverso il razzismo, cerca di fomentare l’odio contro la popolazione immigrata e le persone di origine immigrata, e la divisione, mirando a sovrasfruttarli e a distogliere i lavoratori da coloro che sono i veri responsabili delle crisi, della disoccupazione e della miseria.
Il risultato di Le Pen e la crisi politica che conferma il rifiuto dei partiti tradizionali di sinistra e di destra, ci mostrano l’urgenza di prendere in mano i nostri affari, di mobilitarci. E non è di un “fronte repubblicano” guidato da Macron che abbiamo bisogno, ma di costruire un’ampia mobilitazione contro Le Pen, Zemmour e tutti i loro alleati. Qualunque sia il risultato del secondo turno, dobbiamo prepararci a difendere i nostri interessi e a lottare nelle aziende e nei quartieri, contro lo sfruttamento e ogni forma di oppressione. Il fine settimana del 16 e 17 aprile deve essere segnato da manifestazioni di massa in tutto il paese contro l’estrema destra e le politiche liberali e autoritarie che la alimentano. Una mobilitazione che deve iniziare domani nei quartieri popolari, nei luoghi di lavoro, tra i giovani, ovunque sia possibile.
Domenica 24 aprile, molti vorranno bloccare il RN (il Rassemblement National di Marine Le Pen) votando Macron. Condividiamo la volontà di rifiutare il pericolo mortale per ogni progresso sociale e per tutti i diritti che l’arrivo al potere di Marine Le Pen rappresenterebbe, soprattutto per le popolazioni immigrate e di origine immigrata o per le persone LGBT. Le nostre indicazioni di voto sono chiare: non un solo voto deve andare all’estrema destra. Tuttavia, non daremo un’indicazione di voto a favore di Macron, perché è un pompiere piromane le cui politiche sono una delle cause dell’ascesa del RN. Macron non è affatto un baluardo contro l’estrema destra, che è cresciuta durante il suo mandato quinquennale.
Per far allontanare questo pericolo a lungo termine, non c’è altra soluzione che lottare contro l’estrema destra ma anche contro tutti coloro che, come Macron e tutti quelli che lo hanno preceduto, hanno attuato o vogliono imporre misure antisociali. Questo richiede anche la ricostruzione di un progetto di emancipazione per le classi lavoratrici.
Anche sommando i risultati di tutti i candidati di questo orientamento, la sinistra rimane a un livello molto basso, come nel 2017. I prossimi mesi saranno difficili, come già sappiamo, e più che mai abbiamo bisogno di unire il nostro campo sociale e le sue organizzazioni per affrontarli.
Questo campo sociale non è privo di risorse. Gli ultimi anni sono stati segnati dal movimento dei Gilet Gialli, dalla mobilitazione contro la riforma delle pensioni, da una moltitudine di scioperi di lavoratori sparsi e dalle mobilitazioni di una parte della gioventù. Questi ultimi mesi sono stati segnati da lotte per i salari. Le capacità di resistenza del nostro campo sociale esistono e ci consentono di farci temere.
Ci rivolgiamo soprattutto a tutta la sinistra sociale e politica, ai sindacati, alle associazioni e ai collettivi ambientalisti, antirazzisti, femministi e LGBTI, oltre che alle forze politiche: dobbiamo incontrarci per discutere le iniziative possibili per cambiare la situazione.
La prima priorità è costruire un fronte comune e sostenibile contro l’estrema destra. Un fronte antifascista unito che articola mobilitazioni di strada e battaglie ideologiche.
Dobbiamo anche organizzare la cooperazione e il coordinamento, per trovare i mezzi di azione intorno a un programma comune di emergenza per le lotte. A cominciare dalla risposta unitaria contro l’offensiva annunciata da Macron sulla pensione a 65 anni, o dalla mobilitazione per i salari.
Infine, come abbiamo fatto durante questa campagna, vogliamo rivolgerci in particolare a tutte le “orfane e a tutti gli “orfani” di una sinistra di lotta, a tutti i senza nome, i militanti o simpatizzanti, organizzati o meno, a tutti coloro tra i quali la nostra campagna ha trovato un’eco, e ai dirigenti delle diverse forze politiche di sinistra. La “vecchia sinistra”, la sinistra di gestione del capitalismo, è crollata, e noi non la rimpiangeremo. Dobbiamo ricostruire una forza politica anticapitalista, antifascista, femminista, ambientalista, antimilitarista, anticolonialista e internazionalista per la trasformazione rivoluzionaria di questa società. Questo richiede un dibattito in tutto il movimento sociale, il movimento operaio, con tutte le correnti e le forze che aspirano a tale progetto. È necessario e urgente.
Nelle prossime settimane e mesi, dovremo incontrarci, discutere, confrontarci, fare il punto della situazione e cercare di costruire insieme. Costruire mobilitazioni contro gli attacchi che stanno prendendo forma, ma anche un nuovo strumento politico: un partito per tutti gli sfruttati e gli oppressi. Non possiamo più aspettare.