Comunicato del NPA-Nuovo Partito Anticapitalista (NPA)
Macron vorrebbe fischiare la fine della partita imponendo “cento giorni di pacificazione” per voltare pagina sulla vicenda delle pensioni. Ma in realtà la determinazione rimane intatta e, dovunque si muova, il governo viene contestato perché non ci sarà pace senza ritiro del provvedimento. Non dobbiamo quindi arrenderci e dobbiamo fare del 1° maggio l’inizio di una nuova sequenza di mobilitazioni, con scioperi, blocchi e manifestazioni.
Un governo che ci sta portando dritti contro il muro
In occasione dell’anniversario della sua rielezione, Macron, ritto sui suoi stivali, mostra uno sconcertante autocompiacimento per il proprio operato, che contrasta con le casseruole che sono risuonate ovunque lunedì 24 aprile. In un’intervista al quotidiano Le Parisien, insiste in maniera scontata sulla “legittimità” della sua riforma, la cui utilità sarebbe stata fraintesa dagli oppositori che, secondo lui, sanno solo fare rumore e indulgere all’inciviltà. La rabbia di milioni di persone per più di tre mesi viene così calpestata da un governo illegittimo.
Macron osa dire che questa riforma “restituisce alla Francia un po’ di muscoli” e permette di aprire progetti futuri. In sostanza, significa continuare a distruggere le nostre conquiste sociali e a distruggere il pianeta. Dal punto di vista formale, rafforza le pratiche di governo autoritarie, l’uso della forza nelle assemblee o nelle strade, simboleggiato dal rifiuto, anch’esso presunto, di considerare la violenza della polizia, anche se questa sta diventando istituzionalizzata. Peggio ancora, Macron si atteggia a avversario del RN di Marine Le Pen e allo stesso tempo annuncia una politica migratoria più dura. A Mayotte, la caccia ai poveri e agli immigrati attraverso l’operazione “Wuambushu” aggraverà una situazione già drammatica e offrirà a Darmanin un laboratorio per la sua politica migratoria.
Rafforzando la crisi politica, attuando una politica autoritaria, razzista e antisociale, il governo stende un tappeto rosso ai fascisti in agguato, che sognano di nutrirsi della disillusione del movimento sociale. È urgente fermare questo governo che ci sta portando sempre più al muro e rompere con un regime istituzionale antidemocratico che stabilisce che un pugno di eletti è più legittimo dell’opinione e della mobilitazione della maggioranza.
Mobilitazione per costruire un’alternativa anticapitalista
Non ci sarà tregua nella lotta di classe. Ci rifiutiamo di permettere che ci venga imposta un’agenda politica modellata sull’agenda istituzionale. Come nel caso del movimento delle “casseruole” o della giornata della “rabbia ferroviaria” del 20 aprile, spetta al nostro campo sociale imporre un nuovo calendario di mobilitazioni il cui obiettivo finale è fermare il paese con uno sciopero generale. Questo 1° maggio deve essere una dimostrazione di forza che ci permetterà di impegnare nuove prospettive per ottenere il ritiro della riforma.
Questa vittoria è necessaria per invertire i rapporti di forza e imporre misure sociali urgenti: ritorno al pensionamento a 60 anni (55 per i lavori usuranti), con quasi 37,5 anni di contributi, drastica riduzione della settimana lavorativa, aumento dei salari e delle pensioni, sviluppo dei servizi pubblici…
Tutto ciò è possibile costruendo una risposta unitaria e radicale basata su forze politiche, sindacali e associative determinate a reagire. Più in generale, dobbiamo impegnarci nella battaglia politica per liberarci di questo governo illegittimo e lavorare per una rottura rivoluzionaria con il capitalismo, per una società democratica, eco-socialista, libera dallo sfruttamento e dall’oppressione.
Dossier Francia, la lotta contro la riforma Macron delle pensioni
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