Lev Borisovič Kamenev (pseudonimo del vero cognome Rozenfel’d) nasce nel 1883 a Mosca, da un ingegnere ebreo e una madre ortodossa, entrambi impegnati in circoli radicali. Impegnato nel movimento studentesco di Mosca, venne espulso dall’università e arrestato per la prima volta nel 1902, cosa che lo spinse ad una definitiva scelta di impegno politico rivoluzionario.
Emigrato a Parigi, conosce numerosi altri rivoluzionari russi, tra i quali Lenin, di cui diventa un assiduo collaboratore. Sposerà Olga Bronštejn, sorella di Trotsky, dalla quale avrà due figli, ma divorziando nel 1927 per sposare Tatiana Glebova. Al rientro in Russia, viene arrestato e successivamente costretto ad un nuovo esilio, durante il quale collabora con Lenin per la pubblicazione della rivista Proletarij. In particolare, dopo la rottura tra Lenin e Bogdanov, Kamenev (assieme a Zinov’ev) divenne il principale collaboratore del leader bolscevico, soprattutto prima nella guida della scuola bolscevica creata a Longjumeau (alle porte di Parigi) e, successivamente, nella direzione della Pravda (una volta rientrato a San Pietroburgo, poi Pietrogrado) e della frazione del partito nella Duma.
Al momento dello scoppio della Guerra mondiale, viene arrestato e esiliato in Siberia, dove ritrova Stalin (che aveva già conosciuto in gioventù durante il suo soggiorno in Georgia). Nel 1917, al momento dello scoppio della Rivoluzione di febbraio, i due possono lasciare l’esilio e rientrare assieme a Pietrogrado.
Nel periodo tra il febbraio e l’ottobre, in genere in accordo con Zinov’ev, esprime nei massimi organismi del partito una posizione più moderata rispetto a quella assunta da Lenin con le Tesi d’aprile e nella preparazione dell’insurrezione. E’ nota la pubblicazione, il 18 (31) ottobre, dunque giusto una settimana prima della data fissata per il sollevamento e per l’apertura del Secondo congresso panrusso dei soviet, di un’intervista di Kamenev sul giornale menscevico di sinistra Novaja Žizn’ nel quale veniva rivelato il contenuto della lettera scritta con Zinov’ev Sul momento presente nella quale si sosteneva che “un’insurrezione armata, solo pochi giorni prima del congresso dei soviet, sarebbe stata una decisione inammissibile e fatale per il proletariato e per la rivoluzione”.
Ma dopo la Rivoluzione d’Ottobre e nonostante i gravi dissidi con Lenin, Kamenev resta uno dei principali dirigenti bolscevichi, membro del Politburo e della delegazione alle trattative di pace di Brest-Litovsk, presidente del Comitato esecutivo centrale dei soviet (una sorta di Presidente della repubblica) e successivamente vice presidente del governo di Lenin.
Nei primi scontri della guerra civile, nel 1919, viene catturato dai controrivoluzionari che lo liberano grazie ad uno scambio di prigionieri con l’Armata rossa.
Durante la fase terminale della malattia di Lenin, partecipa con Stalin e Zinov’ev alla formazione della troika che guida il partito e lo stato emarginando Trotsky, di cui, nel 1925, chiede l’espulsione dal partito. Sarà Stalin a schierarsi contro, giocando abilmente nella troika il ruolo di “moderato”. Ma, resosi conto del fatto che le previsioni di Trotsky sulla burocratizzazione del partito e dello stato incoraggiata da Stalin (e dai suoi nuovi alleati Bukarin e Rykov) erano più che fondate, rompe con quest’ultimo e, sempre assieme a Zinov’ev e alla vedova di Lenin Nadejda Krupskaia e a Grigori Sokolnikov, dà vita alla “Nuova opposizione” che poco dopo si ricongiunge con l’Opposizione di sinistra di Trotsky, creando l’Opposizione unificata.
Dopo la sconfitta dell’Opposizione unificata nella 15° Conferenza del partito (1926) e l’espulsione di Trotsky e Zinov’ev, Kamenev resta il portavoce unico dell’opposizione, prima di essere espulso anche lui nel 1928 dopo il 15° Congresso. Viene reintegrato dopo una prima autocritica ma viene ancora espulso e reintegrato un’altra volta. Ma nel 1936 viene arrestato per aver cospirato per attentare alla vita di Stalin e condannato prima a 10 anni di prigione e poi, durante il primo dei processi di Mosca (agosto 1936), a morte. Sarà fucilato con Zinov’ev il 25 agosto.
Molti della sua famiglia ne condividono la sorte: i suoi due primi figli e la prima moglie vengono infatti fucilati tra i 1938 e il 1941.