Comunicato del Nuovo partito anticapitalista (NPA)
Da diverse settimane, lo sciopero degli operai delle raffinerie caratterizza uno scontro centrale con il governo macronista e i capitalisti che lui serve. Al centro dell’obiettivo, la multinazionale TotalEnergies, che sfrutta i suoi dipendenti e i consumatori mentre contribuisce a rovinare il pianeta. Questo è il simbolo del mondo di Macron, che non vogliamo più.
L’autoritarismo del potere, il braccio armato del capitalismo
Se la lotta degli operai delle raffinerie sta di fatto ostacolando la vita quotidiana di milioni di persone, la rabbia è rivolta soprattutto contro i veri responsabili della situazione: le multinazionali con i loro enormi profitti e i politici che vogliono mostrarsi forti con chi ritengono debole – il nostro campo sociale – e deboli con i forti…
“Sono al fianco di tutti i nostri connazionali che stanno lottando e che ne hanno abbastanza di questa situazione”, ha dichiarato lunedì Macron. Ma cosa non ha detto o fatto per garantire che la Total metta a disposizione i 18,8 miliardi di euro di profitti accumulati nella sola la prima metà del 2022, mentre il suo amministratore delegato si aumenta lo stipendio del 52%?
Macron e i suoi amici preferiscono minacciare i dipendenti delle raffinerie che si battono per un conseguente recupero dei salari a fronte dell’esplosione dei prezzi. Ha proceduto alla precettazione dei lavoratori della Total e della Exxon (Esso), un vero e proprio attacco al diritto di sciopero. E nell’Assemblea nazionale, questa “maggioranza” minoritaria sta facendo passare la sua legge di bilancio antisociale, utilizzando l’articolo 49.3 della costituzione (il voto di fiducia al fine di far passare un decreto presidenziale, ndt) basando il suo potere su istituzioni già molto poco democratiche.
In lotta già domenica 16 e martedì 18 ottobre…
La manifestazione nazionale di domenica 16 ottobre “contro il carovita e l’inazione climatica” è stata un passo importante. Riunendo decine di migliaia di manifestanti a Parigi e un ampio schieramento di organizzazioni della sinistra sociale e politica, questa marcia è stata un importante incoraggiamento per i lavoratori delle raffinerie, ma anche per tutti i dipendenti dei settori in lotta, sia nelle centrali nucleari, che nelle grandi catene di distribuzione, nell’industria automobilistica, ecc.
Le requisizioni attuate da questo governo hanno davvero infiammato il mondo. In risposta, la giornata di mobilitazione interprofessionale di martedì 18 ottobre è stata caratterizzata da 150 manifestazioni e scioperi in vari settori, nell’istruzione, nell’energia o nei trasporti… Al di là della necessaria solidarietà con i lavoratori delle raffinerie in prima linea in questa mobilitazione, la sfida di questa giornata è stata quella di riunire nella lotta il massimo numero di lavoratori pronti a battersi per la redistribuzione della ricchezza: aumenti salariali significativi e indicizzazione dei redditi sui prezzi.
Si va avanti!
Continuare la lotta, creare le condizioni per costruire un movimento di sciopero generale che riunisca i lavoratori del settore pubblico e privato, questo è ciò che è sul tavolo. Da questo punto di vista, la riconferma dello sciopero decisa martedì da un terzo delle assemblee generali dei ferrovieri indica la strada da seguire. Battere finché il ferro è caldo, incontrarsi ovunque per discutere e decidere come proseguire è un imperativo per utilizzare il nostro vantaggio.
La fragilità dimostrata da questo potere deve servire anche a noi per proporre prospettive politiche. È urgente uscire dall’immobilismo, discutere e raggruppare le forze militanti, a partire da quelle che difendono la trasformazione rivoluzionaria di questa società o che vedono nella France Insoumise una salutare rottura con la vecchia sinistra di governo. Una sinistra combattiva, legata alle mobilitazioni, utile alla lotta di classe e alla rottura con il capitalismo: questa è una necessità per il nostro campo sociale.