L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, candidato del Partido dos Trabalhadores (PT), ma sostenuto anche dal Partido Socialismo e Liberdade (PSoL), e il presidente uscente Jair Bolsonaro (del Partido Liberal-PL) si sfideranno al secondo turno delle elezioni presidenziali del 2022. Con il 99,99% delle sezioni scrutinate, Lula ha il 48,43% (57.257.473 di voti) e Bolsonaro il 43,20% (51.071.106 di voti). Seguono, molto distanziati, i “centristi” Simone Tebet (del MDB con il 4,16%) e Ciro Gomes (del PDT con il 3,04%).
Tutti gli altri candidati (Soraya Thronicke di UB, Felipe D’Avila di Novo, Padre Kelmon del PTB, Léo Péricles di UP, Sofia Manzano del PCB, Vera del PSTU e Constituinte Eymael della DC) sono tutti sotto lo 0,5% dei voti.
Evidentemente, la grande campagna di Lula e dei suoi sostenitori per il “voto utile” a vincere le elezioni presidenziali al primo turno non ha prodotto i risultati sperati. Ora si andrà al secondo turno (domenica 30 ottobre), in un clima di tensione crescente. I poco più di 6 milioni di voti che distanziano Lula da Bolsonaro saranno sufficienti a garantirgli la vittoria al ballottaggio? Come si distribuiranno i quasi 10 milioni di voti che sono stati attribuiti agli altri candidati? I 57 milioni di elettori che si sono espressi a favore del candidato del PT tirneranno a votare per l’ex operaio metallurgico?
Ma, soprattutto, Bolsonaro accetterà il risultato delle votazioni del 30 ottobre, se, come speriamo, esso sarà favorevole a Lula?
Come avevamo già scritto nei giorni scorsi, il presidente uscente aveva già minacciato di impugnare i risultati, in caso di esito insoddisfacente per lui. E se anche al secondo turno il risultato confermasse un esito di misura, il rischio di un braccio di ferro o addirittura di una prova di forza nelle piazze e persino militare tra i bolsonaristi e la sinistra sarebbe molto consistente. Al momento in cui scriviamo, anche per non alienarsi la possibilità di dialogo con i candidati minori (che nelle prossime ore dovranno decidere come pronunciarsi rispetto all’indicazione di voto per il 30 ottobre), Bolsonaro non ha espresso dubbi espliciti sul rispetto del risultato del 1° turno, ma ricordiamo che durante la campagna elettorale ha ripetutamente affermato che se non avesse vinto al primo turno con il 60% dei voti avrebbe messo in discussione la “correttezza dei lavori” del Tribunale Superiore Elettorale (TSE), pur senza specificare in base a quali prove.
Aveva ordinato ai vertici delle Forze armate di partecipare alla Commissione per la trasparenza elettorale (CTE), attribuendo la responsabilità del controllo sull’operato della CTE al ministro della Difesa. Ricordiamo anche che dal 1996, nelle ripetute tornate elettorali che hanno attraversato il Brasile, non è mai stata rilevata nessuna irregolarità nei risultati elettorali.
Nelle prossime ore informeremo sui risultati delle altre votazioni che hanno affiancato le elezioni presidenziali (governatori, parlamenti statali e federali). Segnaliamo intanto che Guillerme Boulos, l’ex candidato presidente del PSoL nelle elezioni del 2018 e coordinatore nazionale del Movimento dei senzatetto (MTST), è stato eletto deputato federale con oltre un milioni di voti ed è il deputato federale più votato nella metropoli di San Paolo. Lo stato di San Paolo, tra i 69 deputati eletti, conta anche la prima deputata federale indigena, Sônia Guajajara, anche lei del PSoL.