Il declino del ruolo dell’Europa

Il peso demografico

di Umberto Oreste

Dal punto di vista demografico, nel primo quarto del XXI secolo il posto dell’Europa nel mondo è molto diverso da quello occupato nel XX secolo. Gli europei (esclusa Russia e Turchia) sono oggi 513 milioni (stima 2023), che, rapportati alla popolazione mondiale, risultano essere il 6,2 % del totale. Nel 2000 la popolazione europea era pressoché la stessa (515 milioni), ma risultava essere il 7,0 % di quella planetaria; nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale la popolazione europea era, invece, il 28% del totale; previsioni per il 2050 indicano una diminuzione della popolazione europea fino a 475 milioni, pari al 5,3 % del totale mondiale per quella data. È evidente, quindi, che la popolazione europea tende a divenire sempre più minoritaria sul pianeta.

Altri fattori demografici rilevanti sono l’età media, il tasso di fertilità, il tasso di invecchiamento e la speranza di vita.  

Riguardo all’età media degli europei, il valore attuale è di 44,7 anni: cioè metà degli europei ha meno di tale età, e l’altra metà  ha una età maggiore; il dato medio mondiale è di 33,0 anni, che varia tra i continenti (in Africa è di 20 anni; in Niger 14,5 anni). Anche questo dato è variato nel tempo: nel 2000 l’età media degli europei era di 38,0 anni rispetto al dato mondiale di 26,1 anni.  

In Europa, il tasso di fertilità, cioè il valore medio del numero di figli per donna, è oggi (2022) 1,46, ben al di sotto del valore di 2,1, che assicura il mantenimento della popolazione; nel mondo il tasso attuale è di 2,6, ma è stimato in diminuzione nei prossimi decenni. 

La speranza di vita alla nascita in Europa si attesta a 81,5 anni (valore aumentato di 5,7 anni dal 2000), mentre nel complesso del mondo è di 73,3 anni (aumentato di 6,5 anni dal 2000) con differenze enormi tra stato e stato (Lesotho 50,7 anni, Giappone 87 anni).

Altro dato riguarda la percentuale di anziani con 65 o più anni che in Europa è attualmente del 21,6 %, cioè una persona su 5 è, generalmente, inattiva e bisognosa di cure; nel mondo gli over 65 sono il 9%, cioè meno di un individuo su 10.

Infine il 5,3% di chi vive in Europa è, Inoltre, di nazionalità extraeuropea. 

Questi dati, che sembrano numeri per appassionati di statistiche, hanno invece una notevole rilevanza economica e politica: una nazione abitata prevalentemente da giovani è proiettata verso il futuro perché i giovani sono maggiormente impegnati a costruirsi l’avvenire, hanno idee innovative, hanno forza e volontà di lottare per i propri diritti, hanno sete di apprendere dal passato, leggono il presente senza idee preconcette, sono un fattore complessivo di crescita sia demografica che economica e culturale. I paesi con età media avanzata, con prospettive di vecchiaia prolungata, salute generalmente critica, incapacità di adeguarsi a nuove tecnologie, sono oggettivamente meno dinamici, più fermi, meno capaci di lottare per cambiare il sistema. Questo significa che l’Europa, più vecchia, è meno capace di protagonismo economico e politico rispetto ad altri continenti. 

Ma accanto ai dati demografici, e ad essi correlati, ci sono dati economici e politici che confermano l’inevitabile declino del vecchio continente.