Con Ilan Pappé alle radici del colonialismo israeliano

“Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina”, Fazi editore, 2024

di Fabrizio Ortu

Sapevate che il sionismo nasce nel XVI secolo come progetto di una fetta consistente del cristianesimo evangelico convinta che con il ritorno al popolo ebraico a “Sion” si sarebbero realizzate le promesse fatte da Dio agli ebrei nell’Antico Testamento? Eravate a conoscenza del fatto che nel Theodor Herzl, fra i padri del sionismo,  prese in considerazione l’Uganda come luogo in cui far sorgere lo stato ebraico, ovviamente senza tenere conto della volontà delle popolazioni locali?

Sono solo alcune delle informazioni contenute nella “Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina”. L’autore Ilan Pappé è uno storico israeliano, apprezzato professore di studi arabi e islamici e direttore del Centro europeo per gli studi sulla Palestina all’Università di Exeter, in Inghilterra.  Le 140 pagine del libro di Pappé ricostruiscono, con una grande capacità di sintesi, la storia del conflitto fra Isreale e Palestina dal 1882 a oggi. L’intera vicenda storica viene ricostruita attorno a un concetto chiave: il colonialismo insediativo.

“L’uso sistematico di metodi di pulizia etnica da parte di Israele contro i palestinesi – scrive Pappé a pagina 77 – ha convinto ancora di più gli studiosi a caratterizzarlo come una società coloniale insediativa. Come hanno sostenuto gli studiosi del colonialismo insediativo, la colonizzazione non è un è un evento isolato, la semplice conquista della terra, bensì una struttura costante per agevolare l’espropriazione fintantoché resta in vita il progetto coloniale insediativo. La popolazione indigena deve rimanere in una posizione subordinata finché la società autoctona non sarà distrutta, con la morte o mediante l’allontanamento, o fino a quando i colonizzatori non si ritireranno dal progetto e saranno disposti, come lo furono i bianchi in Sudafrica, a far parte di un paese decolonizzato”.