Comunicato del Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA)
La morte di Nahel Merzouk si aggiunge alla fin troppo lunga lista di crimini commessi dalla polizia. Due settimane dopo la morte di Alhoussein Camara, passata sotto i riflettori dei media, la morte di Nahel è stata filmata in diretta. Quel video ha contribuito a mettere in discussione la versione dei fatti fornita dalla polizia.
Ma quante morti di Nahel non sono state filmate? Quante sono le morti sospette in carcere? Come quella di Alassane Sangaré, morto il 24 novembre 2022, cinque giorni dopo la sua incarcerazione.
Quante vite sono state spezzate da un sistema giudiziario rapido per reati minori, o per nessun reato? Come le oltre 1.000 persone condannate al carcere dopo le rivolte seguite alla morte di Nahel.
Dietro queste morti, quante umiliazioni e violenze quotidiane della polizia subiscono i giovani razzializzati dei quartieri popolari? E se Darmanin soffoca queste semplici parole, di certo non ha ancora il fiato corto. Si tratta di una vera e propria violenza di stato, resa possibile da un razzismo sistemico che deve essere combattuto con urgenza.
Polizia razzista
Non ci sono dubbi sulla portata del razzismo nelle forze di polizia di oggi: il 70% degli agenti vota per la Rassemblement National di Mariene Le Pen e la retorica razzista permea le interazioni con il pubblico e le dichiarazioni ufficiali dei sindacati filogovernativi. È il caso del comunicato stampa di Alliance e dell’Unsa Polizia che si congratula con i “colleghi che hanno aperto il fuoco contro un criminale di 17 anni” e descrive i giovani dei quartieri come “parassiti” e “orde selvagge”…
Sia chiaro: un’istituzione che ha il compito di mantenere l’ordine sociale e il cui peso aumenta in tempi di crisi politica, incoraggerà e proteggerà sempre il razzismo e la violenza che perpetua. Ma questa impunità della polizia è resa possibile dal razzismo che permea l’intera società francese e le sue istituzioni, portando al degrado materiale e simbolico di una parte della popolazione e legittimando l’omicidio di un 17enne.
Disarmare la polizia
È quindi urgente disarmare la polizia e affrontare di petto il razzismo sistemico. Da questo punto di vista, il fronte sociale e politico sorto in seguito all’omicidio di Nahel è salutare. Sabato 23 settembre saremo di nuovo in piazza contro “la repressione della protesta sociale democratica ed ecologica, per la fine del razzismo sistemico e della violenza della polizia, per la giustizia sociale climatica e femminista e per le libertà civili”.
Chiederemo inoltre il disarmo della polizia quando entra in contatto con la popolazione, l’amnistia per coloro che sono stati arrestati durante le rivolte e affermeremo la nostra solidarietà con coloro che stanno subendo le misure razziste di questo governo, in primo luogo le donne musulmane che sono discriminate a causa del loro abbigliamento.
Basta con il razzismo e l’islamofobia!
Il 3 dicembre 1983, oltre 100.000 persone hanno manifestato a Parigi per accogliere la marcia per l’uguaglianza e contro il razzismo. Le loro richieste comprendevano un permesso di soggiorno e di lavoro valido per dieci anni, una legge contro i crimini razzisti e il diritto di voto degli stranieri alle elezioni locali.
A 40 anni di distanza, vogliamo ricollegarci a questa storia. Il 23 settembre deve anche vedere la nascita di un ampio movimento politico antirazzista che rifiuti sia il razzismo che l’islamofobia. Il divieto dell’abaya e del qamis fa parte di questa escalation, con la polizia che staziona all’ingresso delle scuole secondarie per discriminare gli alunni razzializzati e musulmani. Il 23 settembre saremo in piazza per mostrare la nostra solidarietà con le persone razzializzate e il nostro sostegno ai musulmani.