Le mobilitazioni contro il governo golpista proseguobno in Perù ad un ritmo crescente e già si piange i primo morto causato dalla repressione poliziesca contro gli immensi cortei che hanno invaso da giorni le strade di Lima. La capitale del paese è ormai diventata il nuovo epicentro della rivolta popolare che vuole la caduta di Dina Boluarte
L’OSA, l’Organizzazione degli stati americani, si è prontamente adeguata alla linea della presidente golpista peruviana, e si è unita al coro di coloro che ora chiedono l’anticipazione delle elezioni generali ad ottobre di quest’anno. Questa idea è solo una manovra per deviare la rabbia sociale e ridare fiato al regime golpista. Ricordiamo che l’Organizzazione degli Stati Americani è da sempre un’istituzione al servizio dell’imperialismo statunitense responsabile di numerosi golpe nel subcontinente latinoamericano.
Ora l’OSA, ha ieri approvato una dichiarazione nella quale si dichiara “preoccupata per l’uso eccessivo della forza” (ricordiamo che la repressione della polizia di Boluarte ha finora causato oltre 50 morti e centinaia di feriti), e disapprova “la violazione degli spazi accademici” (la polizia era penetrata a forza nell’università della capitale procedendo a centinaia di arresti), ma approva la proposta del governo golpista di promuovere nuove elezioni al fine di “assicurare la governabilità e la stabilità istituzionale”. La dichiarazione dell’OSA è ipocrita, perché non si tratta di “preoccupazioni democratiche”, ma piuttosto della preoccupazione per una protesta crescente che mette in discussione la permanenza al potere del governo di destra di Boluarte al potere e l’intero regime basato sulla costituzione “fujimorista” del 1993.
Le mobilitazioni infatti puntano a rovesciare quel regime e ad ottenere cambiamenti profondi che mettano in discussione le politiche di saccheggio e sfruttamento imperialiste. E l’OSA, assieme al governo sempre più isolato, cerca di creare l’illusione tra le masse che attraverso nuove elezioni politiche le cose possano cambiare, mentre in realtà non sarà così, poiché le elezioni generali, indipendentemente dal fatto che vengano anticipate o meno, si svolgeranno nel quadro del regime del 1993, un regime profondamente antidemocratico ed escludente rispetto agli interessi e ai bisogni delle grandi maggioranze sfruttate e oppresse. Un regime politico basato sull’ideologia neoliberale, sulla difesa dei profitti delle grandi imprese e della casta politica al loro servizio.
Non a caso nelle mobilitazioni cresce la rivendicazione di un’Assemblea Costituente libera e sovrana, che punti al rovesciamento del regime del 1993, un’assemblea basata sull’autorganizzazione della classe operaia, dei contadini e dei settori popolari, che permetta di iniziare a cambiare le cose, a partire dalla fine dei privilegi di cui godono il grande capitale e la “classe politica” marcia che funge da cinghia di trasmissione degli interessi capitalistici.
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