L’Internazionale è uno dei principali, se non il principale, inno del movimento operaio internazionale. La canzone è stata composta nel 1888 da Pierre De Geyter (1848 – 1932), operaio e musicista belga, su parole scritte da Eugène Pottier (1816 – 1887), operaio e poeta, nel 1871 a celebrazione della Comune di Parigi.
Storia della canzone
All’inizio, il successo della canzone era limitato alla classe operaia del nord della Francia. Ma nel 1896, in occasione del congresso del Partito Operaio Francese a Lille, fu cantata da tutti i partecipanti. Nel 1899, in occasione di un congresso sindacale, sostituì la Marsigliese come inno del movimento sindacale francese. Nel 1900 fu adottato dai delegati del Congresso socialista internazionale. Si diffuse poi nel movimento operaio mondiale e fu tradotto in russo nel 1902.
Trotsky, nella “Storia della Rivoluzione russa”, testimonia, a proposito della rivoluzione del febbraio 1917: “A quel tempo, cantavamo ancora la Marsigliese, non l’Internazionale”.
Ma al 2° Congresso dei Soviet russi di ottobre, che sancì la Rivoluzione d’Ottobre, fu cantata l’Internazionale. I delegati degli operai, dei soldati e dei contadini si sono resi conto solo in quel momento della portata del momento storico che stavano vivendo e plasmando. Il Palazzo d’Inverno (sede del governo provvisorio) era appena caduto e gli oratori invocavano la rivoluzione mondiale.
Come testimonia John Reed:
“Improvvisamente, su impulso generale, ci siamo ritrovati tutti in piedi, riprendendo le note entusiasmanti dell’Internazionale. Un vecchio soldato dai capelli grigi piangeva come un bambino. Aleksandra Kollontaij batteva rapidamente le palpebre per non piangere. La potente armonia si diffuse nella stanza, perforando finestre e porte e salendo in alto nel cielo”.
O Trotsky:
“Era verso il cielo? Piuttosto verso le trincee autunnali che ritagliano la misera Europa crocifissa, verso le città e i villaggi devastati, verso le donne e le madri in lutto. ‘Alzatevi, dannati della terra; alzatevi, condannati dalla fame!’ Le parole dell’inno erano state liberate dal loro carattere convenzionale. Si sono fusi con l’atto governativo. È da qui che hanno tratto il suono dell’azione diretta. In quel momento tutti si sono sentiti più grandi e più significativi. Il cuore della rivoluzione si stava espandendo a tutto il mondo.”(…) ‘Chi non era nulla diventerà tutto!’ “Tutto? Se la realtà del passato è stata più volte trasformata in un inno, perché l’inno non dovrebbe diventare la realtà di domani? Le cappe delle trincee non assomigliano più all’abbigliamento di un galeotto. I berretti di pelliccia, con la loro ovatta strappata, si alzano in modo diverso sugli occhi scintillanti. ‘Risveglio della razza umana!’ “‘ Era pensabile che non si svegliasse dalle calamità e dalle umiliazioni, dal fango e dal sangue della guerra?”
Così Trotsky racconta nella sua biografia come il simbolismo del Cremlino sia cambiato quando il governo sovietico vi si trasferì nel marzo 1918:“Il carillon della Torre Spassky [la cosiddetta Torre del Salvatore che sormonta una delle grandi porte del Cremlino] ha subito una trasformazione. Da quel momento in poi, le vecchie campane, invece di suonare il “Bojé, tsaria khrani!”, suonarono languidamente e sognantemente l’Internazionale ogni quarto d’ora”.
Il valore della canzone
Questa canzone ha accompagnato tutte le esperienze rivoluzionarie del XX secolo ed è stata, fino agli anni 70-80 del Novecento, l’inno che accomunava tutte le correnti socialdemocratiche, socialiste e comuniste. Significativamente venne usata anche dagli insorti di Budapest (1956), durante la Primavera di Praga (1968) e durante il Maggio francese e negli altri movimenti del 1968, persino dai giovani cinesi di piazza Tiananmen nel 1989 e dai dimostranti cinesi del novembre 2022.
Una versione russa è stata l’inno nazionale dell’URSS fino al 1944, quando sugli ideali internazionalisti prevalse la lettura “patriottica” della vittoria nella Seconda guerra mondiale..
Oggi ne esistono versioni in un centinaio di lingue.
La terza strofa (vedi sotto nel testo originale francese) fa riferimento agli ideali egualitari della Rivoluzione francese traditi nei decenni successivi.
La traduzione in italiano non è affatto fedele al testo originale francese di Eugèn Pottier è venne scelta dopo un concorso indetto dal giornale satirico socialista L’Asino nel 1901. Risultò vincitore la versione firmata con lo pseudonimo “E. Bergeret” e che è ancora cantata oggi (con piccole variazioni secondo le fonti).
In epoca più recente sono state prodotte versioni moderne tra le quali vale la pena di segnalare quella del 1974 dal gruppo italiano rock progressive degli Area e quella di Robert Wyatt del 1982.
Versione originale francese
Prima strofa: Debout ! les damnés de la terre !
Debout ! les forçats de la faim !
La raison tonne en son cratère,
C’est l’éruption de la fin.
Du passé faisons table rase,
Foule esclave, debout ! debout !
Le monde va changer de base :
Nous ne sommes rien, soyons tout !
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
C’est la lutte finale
Groupons-nous, et demain,
L’Internationale,
Sera le genre humain.
Seconda strofa: Il n’est pas de sauveurs suprêmes,
Ni Dieu, ni César, ni tribun,
Producteurs sauvons-nous nous-mêmes !
Décrétons le salut commun !
Pour que le voleur rende gorge,
Pour tirer l’esprit du cachot,
Soufflons nous-mêmes notre forge,
Battons le fer tant qu’il est chaud !
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Terza strofa: L’État comprime et la loi triche,
L’impôt saigne le malheureux ;
Nul devoir ne s’impose au riche,
Le droit du pauvre est un mot creux.
C’est assez languir en tutelle,
L’égalité veut d’autres lois :
« Pas de droits sans devoirs, dit-elle,
Égaux, pas de devoirs sans droits ! »
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Quarta strofa: Hideux dans leur apothéose,
Les rois de la mine et du rail,
Ont-ils jamais fait autre chose,
Que dévaliser le travail ?
Dans les coffres-forts de la bande,
Ce qu’il a créé s’est fondu.
En décrétant qu’on le lui rende,
Le peuple ne veut que son dû.
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Quinta strofa: Les Rois nous saoulaient de fumées,
Paix entre nous, guerre aux tyrans !
Appliquons la grève aux armées,
Crosse en l’air et rompons les rangs !
S’ils s’obstinent, ces cannibales,
A faire de nous des héros,
Ils sauront bientôt que nos balles
Sont pour nos propres généraux.
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Sesta strofa: Ouvriers, Paysans, nous sommes
Le grand parti des travailleurs ;
La terre n’appartient qu’aux hommes,
L’oisif ira loger ailleurs.
Combien de nos chairs se repaissent !
Mais si les corbeaux, les vautours,
Un de ces matins disparaissent,
Le soleil brillera toujours !
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Versione italiana
Prima strofa: Compagni avanti, il gran Partito
noi siamo dei lavoratori.
Rosso un fiore in petto c’è fiorito
una fede ci è nata in cuor.
Noi non siamo più nell’officina,
entro terra, dai campi, al mar
la plebe sempre all’opra china
Senza ideale in cui sperar.
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Su, lottiamo! l’ideale
nostro alfine sarà
l’Internazionale
futura umanità!
Seconda strofa: Un gran stendardo al sol fiammante
dinanzi a noi glorioso va,
noi vogliam per esso giù infrante
le catene alla libertà!
Che giustizia venga noi chiediamo:
non più servi, non più signor;
fratelli tutti esser vogliamo
nella famiglia del lavor.
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Terza strofa: Lottiam, lottiam, la terra sia
di tutti eguale proprietà,
più nessuno nei campi dia
l’opra ad altri che in ozio sta.
E la macchina sia alleata
non nemica ai lavorator;
così la vita rinnovata
all’uom darà pace ed amor!
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Quarta strofa: Avanti, avanti, la vittoria
è nostra e nostro è l’avvenir;
più civile e giusta, la storia
un’altra era sta per aprir.
Largo a noi, all’alta battaglia
noi corriamo per l’Ideal:
via, largo, noi siam la canaglia
che lotta pel suo Germinal!
Ritornello: (2 volte su due arie diverse)
Altre versioni
In italiano esiste anche una versione “eretica” scritta da Franco Fortini con varie versioni (1968, 1971, 1990, 1994), cantata da Ivan della Mea, da Pietro Gori e da Francesco Guccini. Esiste anche una suggestiva esecuzione collettiva interpretata da Alessio Lega, Davide Giromini, Rocco Rosignoli, Francesca Baccolini, Guido Baldoni, Rocco Marchi, registrata nell’aprile 2020, dedicata alla memoria di Ivan Della Mea (1940 – 2009).
Prima strofa: Noi siamo gli ultimi del mondo.
Ma questo mondo non ci avrà.
Noi lo distruggeremo a fondo.
Spezzeremo la società.
Nelle fabbriche il capitale
come macchine ci usò.
Nelle scuole la morale
di chi comanda ci insegnò.
Ritornello: Questo pugno che sale
questo canto che va
è l’Internazionale
un’altra umanità.
Questa lotta che uguale
l’uomo all’uomo farà,
è l’Internazionale.
Fu vinta e vincerà.
Seconda strofa: Noi siamo gli ultimi di un tempo
che nel suo male sparirà.
Qui l’avvenire è già presente
chi ha compagni non morirà.
Al profitto e al suo volere
tutto l’uomo si tradì,
ma la Comune avrà il potere.
Dov’era il no faremo il sì.
Ritornello
Terza strofa: E tra di noi divideremo
lavoro, amore, libertà.
E insieme ci riprenderemo
la parola e la verità.
Guarda in viso, tienili a memoria
chi ci uccise, chi mentì.
Compagni, porta la tua storia
alla certezza che ci unì.
Ritornello
Quarta strofa: Noi non vogliam sperare niente.
il nostro sogno è la realtà.
Da continente a continente
questa terra ci basterà.
Classi e secoli ci han straziato
fra chi sfruttava e chi servì:
compagno, esci dal passato
verso il compagno che ne uscì.
Ritornello