Venerdì 4 novembre al presidio GKN è arrivato il diktat di Francesco Borgomeo, l’imprenditore che alla fine del 2021 aveva dichiarato di aver rilevato tutte le quote del fondo Melrose per lo stabilimento di Campi Bisenzio a Firenze, ribattezzandolo “Fiducia nel Futuro”.
Pure se nell’incertezza dell’operazione, i 370 operai GKN avevano accolto con favore la notizia del “nuovo padrone” che sostituiva il fondo Melrose che li aveva licenziati, ma non avevano smobilitato il presidio della fabbrica che è in piedi dal 2 luglio 2021.
Invece Borgomeo, con il suo dfiktat di venerdì scorso, riconosce implicitamente di essere solo uno strumento del fondo speculativo inglese Melrose Industries. Peraltro già a dicembre scorso nessun elemento sul passaggio di consegne tra Melrose e Borgomeo era stato chiarito. E il lungo silenzio dell’imprenditore fiorentino (da dicembre ad oggi) faceva temere che la vicenda, come tante altre vertenze contro le delocalizzazioni, andasse verso una lunga agonia.
«Ben venga Borgomeo, si tratta di un primo passaggio e del risultato della nostra lotta, ma se lui è un ponte e la Gkn la riva che ci lasciamo alle spalle vorremmo anche conoscere la riva opposta, che al momento non si vede, così come non si vede ancora un piano industriale e non si conoscono gli acquirenti finali e i partner del progetto», avevano dichiarato allora gli esponenti del Collettivo GKN.
I ripetuti incontri sindacali svoltisi al ministero per lo Sviluppo economico (sotto la supervisione del ministro drago-leghista Giancarlo Giorgetti) non avevano chiarito nulla né tanto meno risolto nulla. La proposta degli operai di trasformare la fabbrica in “polo pubblico per la mobilità sostenibile” è sempre stata fatta cadere nel vuoto.
Così, venerdì – come dice in un comunicato il Collettivo di fabbrica – “è arrivato l’attacco più duro e frontale con l’annuncio dell’arrivo dei camion (per svuotare la fabbrica dei suoi macchinari) già nelle prime ore di lunedì 7 novembre. Evidentemente un’operazione preparata da tempo, un’escalation studiata a tavolino, probabilmente su diretto suggerimento di Confindustria e cogliendo l’assist del Governo del “made in Italy“.
Alle prime ore di oggi 7 novembre, il piazzale di fronte allo stabilimento si è così riempito di gente, di militanti e attivisti, di esponenti dei movimenti, dei sindacati, della politica, per esprimere anche concretamente la propria solidarietà al presidio e ai suoi obiettivi e per dimostrare a tutti che lo svuotamento dello stabilimento costituirebbe una provocazione verso tutto il movimento che in questo anno si è espresso attorno alla fabbrica fiorentina. #insorgiamo