di Andrea Martini
Più di 100.000 persone hanno manifestato l’altro ieri, 16 ottobre, a Parigi, da Place de la Nation a Place de la Bastille. La manifestazione era stata convocata dalla NUPES (la Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale), assieme ad un fronte di numerose altre organizzazioni, per protestare contro “il carovita e l’inazione climatica”. La marcia è stata il preambolo dello sciopero “nazionale e interprofessionale” indetto per oggi, martedì 18 ottobre, da diversi sindacati. “Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, e questo è solo l’inizio”, ha dichiarato Aurélie Trouvé, deputata della France Insoumise (LFI) che fin da prima dell’estate aveva intessuto le relazioni per costruire il fronte di orgaganizzazioni che ha sostenuto la manifestazione.
Nella prima fila dei manifestanti si riconoscevano, ovviamente, il leader di LFI, Jean-Luc Mélenchon, la stessa Aurélie Trouvé e Olivier Faure, segretario del Partito socialista. Ma c’era anche la scrittrice Annie Ernaux, Nobel per la letteratura.
Mentre si recava alla manifestazione, l’ex candidato del NPA alla presidenza, Philippe Poutou, è stato provocatoriamente fermato dalla polizia per “controllare che cosa portava nel suo zainetto”.
Come esempio della ingiustizia sociale i manifestanti hanno portato quanto sta avvenendo alla compagnia petrolifera TotalEnergies, che ha appena distribuito 10 miliardi di euro di profitti ai suoi azionisti, proprio mentre si rifiuta di concedere un aumento del 10%, come richiesto dal personale che, per questo, ha indetto uno sciopero e bloccato le raffinerie.
Ricordiamo che Jean-Luc Mélenchon e la sua NUPES è diventata la seconda forza politica dell’Assemblea nazionale francese, dopo il La République En Marche (LREM) del presidente Macron, che non ha la maggioranza assoluta in parlamento in questa legislatura.
Per questa inedita situazione politica, il governo macronista presieduto dalla premier Elisabeth Borne, vive in una situazione di crescente crisi, che lo sta spingendo, proprio per la mancanza di una sicura maggioranza parlamentare, a ricorrere a legiferare per decreto, con l’uso del famigerato articolo 49.3 della Costituzione gollista per approvare la legge di bilancio. L’articolo 49.3 può essere comparato ad un voto di fiducia su un decreto governativo. Macron e il suo governo sono riluttanti ad usare questo espediente proprio perché temono che, senza una maggioranza parlamentare consolidata, il rischio del successo di un voto contrario sia più che concreto.
Mélenchon nel suo discorso ai manifestanti ha dichiarato: “Oggi stiamo disegnando la costruzione di un nuovo fronte popolare che, quando sarà il momento, eserciterà il potere nel Paese”, chiedendo anche che crei una situazione di “mobilitazione generale”. Infatti, alla manifestazione si aggiungono lo sciopero indetto da diversi sindacati per oggi 18 ottobre e il blocco delle raffinerie della Total che sta andando avanti da quasi tre settimane, con già significativi effetti sulla mancanza di carburanti alle pompe della benzina.
La costruzione della manifestazione è stata piuttosto complessa anche perché i più importanti sindacati (CGT, Force Ouvrière, per non parlare della CFDT, sempre tentata dal macronismo) si sono mostrati gelosi della loro “autonomia sindacale” e non hanno gradito la “invasione di campo” commessa dai partiti di sinistra nel promuovere un’iniziativa contro il carovita. Ma, dopo la positiva esperienza di domenica, molte delle perplessità dovrebbero essere state superate e il “fronte popolare” preconizzato dalla NUPES sembra diventare più possibile.