E, in calce, altre notizie dalla Spagna
di Fabrizio Burattini e Domenico De Stradis, da union-net.it
Molte/i delle/dei nostre/i lettrici/lettori ricorderanno quanto avvenne in alcuni stabilimenti dell’allora FCA collocati nel Sud Italia nella primavera 2016, quando gli organi statutari della CGIL decretarono a maggioranza la “incompatibilità” di alcune/i delegate/i Fiom con l’appartenenza alla CGIL.
La loro reale “colpa” era quella di essersi organizzati contro la politica padronale di super-sfruttamento e di aver costituito un coordinamento con delegati di altre sigle senza chiedere prima agli organi dirigenti del sindacato l’autorizzazione a farlo. La cosa, per il gruppo dirigente FIOM, costituiva una colpa grave in quanto in quel periodo l’organizzazione nazionale stava manovrando per rientrare nelle grazie dell’azienda (e delle altre organizzazioni sindacali complici) dopo le clamorose rotture verificatesi nel periodo precedente.
La vicenda, dopo numerose e drammatiche convulsioni, culminò nella decisione di quei delegati di non sottostare alle regole ricattatorie e autocratiche della CGIL, e, anche a seguito dell’espulsione da ogni carica sindacale del coordinatore dell’area di opposizione CGIL, anch’esso colpevole di aver sostenuto le azioni messe in campo dalle delegate e delegati all’interno di FCA, decisero di abbandonare la FIOM e la CGIL.
Ricordiamo quell’evento di oltre 6 anni fa perché proprio in queste settimane, in Francia, nello stabilimento Peugeot di Poissy (a Nordovest di Parigi, il più grande stabilimento industriale della regione parigina, forte di 3.500 tra lavoratori diretti e ditte in appalto, uno stabilimento che oggi fa parte, come gli stabilimenti ex FCA, del gruppo Stellantis) si sta producendo un avvenimento analogo.
E’ da mesi, dall’estate 2020, che la direzione della Federazione dei metalmeccanici della CGT sta attaccando gli attivisti che operano in quello stabilimento nel tentativo di imporre la sua politica, le sue decisioni e la sua gestione, nonostante che la CGT della Peugeot di Poissy di fronte a un padrone aggressivo sia stata costruita proprio da quei militanti oggi sotto accusa, che si sono guadagnati negli anni la stima di tutti i lavoratori.
Ma lo scontro ha origini profonde che affondano nella concezione stessa del sindacato, se questo debba essere un apparato lontano dal controllo della base, un apparato il cui scopo è quello di essere un interlocutore privilegiato dei padroni, il “difensore d’ufficio” dei lavoratori, oppure uno strumento delle loro lotte. Gli attivisti di base hanno sempre fondato la loro militanza sulla democrazia sindacale e sulla lotta contro il padrone. Per loro a decidere devono essere quelli che lavorano in fabbrica e non i “leader”. E si sono sempre rifiutati di collaborare con i padroni e di firmare accordi dannosi per i lavoratori.
Ma, in questo contesto la burocrazia non può imporre i suoi ordini e la sua disciplina. Ed è questo che la FTM, la federazione metalmeccanici CGT, vuole distruggere.
Così, la burocrazia si è data da fare per reclutare alla sua impostazione un manipolo di attivisti che ha iniziato a criticare la CGT interna che si riconosceva nel delegato sindacale centrale (DSC) della CGT dell’intero gruppo Stellantis in Francia, Jean-Pierre Mercier.
La prima manovra dei burocrati è stata il chiedere l’organizzazione di un congresso. La CGT interna è stata al gioco e il congresso si è svolto la domenica mattina del 14 novembre scorso, alla presenza di 193 iscritti, molto più della metà degli iscritti (un po’ meno di 300), il doppio di partecipanti rispetto alle normali occasioni. Il congresso ha discusso e si è concluso con la rielezione della direzione uscente.
Naturalmente al congresso, come da prassi, era stata invitata anche la direzione della federazione dei metalmeccanici, che però si è ben guardata dal partecipare.
Di fronte a questo regolare congresso, e in totale violazione degli statuti della CGT, la Federazione ha scelto di dividere il sindacato creando un’altra CGT in concorrenza nella fabbrica. Si è trattato di una scelta scioccante e irresponsabile, capace solo di dividere e di indebolire i lavoratori contro il padrone.
Com’è ovvio, la direzione aziendale ha steso un tappeto rosso all’iniziativa della burocrazia CGT, accettando senza discussione la richiesta del gruppo dirigente dei metalmeccanici di ritirare i mandati sindacali dei delegati eletti dal congresso, mentre la direzione sindacale annullava la nomina di Jean-Pierre Mercier come DSC, carica che aveva ricoperto per otto anni, sostituendolo con un candidato di sua scelta.
Così, a livello nazionale, la CGT ha organizzato nella sua sede di Montreuil, una votazione alla quale sono stati chiamati a partecipare i delegati e i dirigenti dei vari siti dell’intero gruppo Stellantis in Francia: in 223 (l’88% dei votanti) hanno sostenuto il mantenimento di Jean-Pierre Mercier nella carica di delegato sindacale centrale e solo 31 voti sono stati espressi per il candidato indicato dalla FTM. 15 su 17 sezioni sindacali CGT del gruppo Stellantis hanno votato contro la nomina del candidato scelto dalla burocrazia.
I delegati eletti hanno continuato la loro attività e hanno dimostrato alla direzione di Stellantis e alla Federazione dei metalmeccanici di non essere disposti a cedere, organizzando tra l’altro una mobilitazione per imporre alla direzione che sabato 9 luglio non si lavorasse, raccogliendo un ampio sostegno dagli operai della fabbrica.
La CGT, non contenta, dopo aver “fondato” la “sua sezione sindacale” al termine di uno squallido “congresso” che ha visto la partecipazione di non più di 35 operai, per cercare di mettere a tacere gli attivisti “ostili”, ha avviato un’azione legale contro sedici militanti con l’obiettivo di vietare loro di dichiararsi “iscritti alla CGT”, pena una multa di 1.000 euro per ogni “infrazione” riscontrata. L’udienza si terrà il 20 ottobre.
In questo mese di settembre, la burocrazia sta continuando la sua epurazione, minacciando pubblicamente di licenziare il delegato CGT dello stabilimento Stellantis di Valenciennes (nei pressi del confine con il Belgio), Cédric Brun, un altro attivista combattivo e popolare, accusandolo di aver solidarizzato con Farid Borsali, il segretario della sezione sindacale CGT, e Jean-Pierre Mercier.
E’ stata lanciata una petizione per il rispetto della democrazia sindacale e contro l’espulsione dalla CGT di Jean-Pierre Mercier, portavoce CGT del Gruppo PSA/Stellantis, dell’intera organizzazione storica interna alla Stellantis di Poissy e del suo segretario Farid Borsali. La petizione ha raccolto finora oltre 4.000 firme.
Alla festa dell’Humanité (il tradizionale appuntamento annuale organizzato dal giornale del Partito comunista francese che si è svolto la scorsa settimana a Brétigny-sur-Orge, a una quarantina di chilometri a sud di Parigi), l’organizzazione Lutte Ouvrière (a cui aderisce Jean-Pierre Mercier) presso il suo stand ha dato vita a un affollatissimo dibattito sulla vicenda, dibattito a cui ha portato la sua solidarietà Phippe Poutou, anch’egli operaio metalmeccanico e portavoce del NPA, il Nuovo Partito Anticapitalista.
L’analogia tra quanto avvenuto negli stabilimenti FCA italiani nel 2016 e quanto sta avvenendo in queste settimane a Poissy e a Valenciennes è larghissimamente evidente. Sono i frutti di una concezione sindacale che non ha confini, una concezione di negazione della democrazia sindacale.
I moventi sono diversi: allora, in Italia, i burocrati FIOM CGI volevano riaccreditarsi agli occhi di Sergio Marchionne, della FIM CISL e della UILM e della loro politica filo-padronale. Per questo i delegati critici vennero dichiarati “incompatibili”. Oggi la situazione è ancora più complessa e grave. I padroni dell’industria automobilistica e di Stellantis in particolare si stanno preparando alla fine del motore a combustione interna prevista per il 2035 e alle conseguenti ristrutturazioni, chiusure di siti e soppressione di centinaia di migliaia di posti di lavoro in Francia, in Italia e nel mondo.
E le direzioni sindacali, ritenendo di non potersi opporre a queste scelte, scelgono di sbarazzarsi dei delegati più combattivi, quelli che non sono disposti a darla vinta ai padroni.
Proprio per questo, nella primavera 2021, si era prospettata l’idea di cominciare un confronto internazionale tra delegate e delegati Stellantis operanti in vari siti nel mondo con l’obiettivo di costruire un coordinamento delle lotte contro le evidentissime minacce di ristrutturazioni e le ancor più evidenti manovre che cercheranno di mettere i lavoratori di un paese e di un sito contro quelli degli altri paesi e degli altri siti. Il confronto aveva avuto qualche risultato e ad esso aveva partecipato anche il compagno Jean-Pierre Mercier. E’ il momento di riprendere il filo di quel tentativo e di rilanciarlo.
Nel frattempo, firmate la petizione.
Notizie preoccupanti anche da Stellantis Spagna
La multinazionale Opel, ormai brand di Stellantis, ha licenziato Cesar Yagües, membro del consiglio di fabbrica Opel e segretario generale del sindacato conflittuale CGT dell’Aragona-La Rioja.
Il pretesto ufficiale del licenziamento è quello dell “sopravvenuta inabilità”. Ma il vero motivo del licenziamento di César non sfugge a nessuno, è la volontà di reprimere e sbarazzarsi di un sindacalista che, durante tutta la sua lunga carriera sindacale, ha fatto innumerevoli denunce in tutti i campi e, soprattutto, nel campo della salute sul lavoro. Il licenziamento di Cesar è un attacco diretto a tutto il sindacalismo e richiede una risposta di mobilitazione e di denuncia pubblica, anche a livello internazionale.
Nella settimana tra il 26 settembre e il 1° ottobre sono stati organizzati presidi di fronte ai concessionari Opel e degli altri marchi del Gruppo Stellantis (Peugeot, Citroën, Fiat, ecc.) nei diversi luoghi dello stato spagnolo.