Nella foto Lula alla conferenza elettorale del PSOL del 30 aprile con alcuni dirigenti del PSOL
di Valerio Arcary, da Esquerda Online, il sito gestito dalla corrente Resistencia del PSOL
Chi dice la verità non merita una punizione.
Chi chiede rispetto deve essere rispettato.
Quando uno non vuole, due non combattono
Proverbio popolare portoghese
- Il PSOL ha confermato la propria decisione di chiedere il voto per Lula, a partire dal primo turno, nonostante la nomina di Alckmin (il politico di destra scelto da Lula come suo candidato alla vicepresidenza, ndt). Le condizioni della legislazione elettorale impongono che questa campagna sia fatta attraverso una coalizione, sotto pena di inevitabili multe e severe punizioni. Questa è una decisione eccezionale. E ha molti rischi, perché la presenza di Alckmin, che ha rappresentato la classe dirigente negli ultimi trent’anni, e ha sostenuto il colpo di stato del 2016, con l’accusa che sarebbe stato necessario per neutralizzare la paura di una sinistra ubriaca di revanscismo, segnala inequivocabilmente i limiti di ciò che sarà un governo guidato dal PT.
- Allo stesso tempo ha stabilito che nessuno nel PSOL può negoziare posizioni in un eventuale governo Lula, riaffermando che il partito non partecipa a governi di collaborazione di classe e conserva la sua indipendenza. Il PSOL si presenterà difendendo un programma anticapitalista. Ha concordato con il PT una piattaforma minima di dodici punti con misure di emergenza che hanno un contenuto transitorio come compromesso di base. Questa posizione obbedisce a un calcolo: Bolsonaro deve essere sconfitto, e non è un cadavere insepolto.
- Ciò che è in discussione sul terreno elettorale, perché le mobilitazioni della campagna 2021 “Fuori Bolsonaro” non erano abbastanza grandi per aprire la strada all’impeachment, è della massima gravità. Sconfiggere la candidatura del neofascismo apre la strada a un confronto con l’estrema destra in condizioni migliori. La decisione di non avere una propria candidatura, per la prima volta, non diminuirà il PSOL, ma aumenterà la sua statura di fronte al meglio dell’ampia avanguardia dell’attivismo di sinistra, perché rivela responsabilità nella lotta contro Bolsonaro.
- La decisione di una tattica elettorale per la sinistra deve essere basata su un’analisi della congiuntura, altrimenti non è tattica, è strategia permanente. Quando la realtà cambia, e la situazione brasiliana è cambiata dopo il 2016, dobbiamo cambiare tattica. Rendere strategica una tattica è sbagliato, perché la rigidità sacrifica l’intelligenza politica. C’è una grande varietà di possibili tattiche elettorali. L’analisi marxista è uno studio che mira a caratterizzare il rapporto sociale delle forze. La situazione è reazionaria o pre-rivoluzionaria, o altre, peggiore o migliore, e qual è la dinamica: andiamo avanti o indietro? Qual è il tipo di regime di dominio? È una dittatura o una democrazia liberale? Quale delle possibili varianti di un regime autoritario o di una democrazia elettorale? Qual è il pericolo reale e immediato? Come diminuire o aggirare la minaccia di una sconfitta, conservare le posizioni o avanzare? Il contesto del 2022 è che siamo ancora in una situazione difensiva, dopo cinque anni di sconfitte accumulate, e Bolsonaro adotta una strategia golpista che persegue un degrado bonapartista e autoritario del regime liberal-democratico. Deve essere fermato.
- In alcune situazioni le condizioni impongono il boicottaggio elettorale, cioè la chiamata al voto nullo. In altre molto avverse, in cui nessuna organizzazione di sinistra, nemmeno la più moderata, è in grado di partecipare, l’indicazione di votare per i candidati dell’opposizione è l’opzione migliore. In altri casi, è meglio lanciare un proprio candidato per avere la massima visibilità del programma socialista. Ma ci sono anche congiunture, come ora nel 2022, in cui si deve sacrificare l’autocostruzione e votare per un partito di sinistra con cui abbiamo differenze inconciliabili, in funzione di un calcolo politico che dà la priorità alla necessità di sconfiggere un nemico comune.
- Una seria tattica elettorale deve anche considerare il rapporto politico delle forze, specialmente all’interno della sinistra. Il PSOL ha lanciato la candidatura di Guilherme Boulos nel 2018, quando poi Bolsonaro ha vinto, e solo invitato a votare e si è impegnato con coraggio nella campagna del PT per il voto ad Haddad al secondo turno. Qual è la differenza rispetto ad oggi, al 2022? Ci sono molte differenze, ma la principale è che Bolsonaro è al potere da tre anni e mezzo. Questo cambia “tutto”.
- Come si valuta la forza di una tendenza o di un partito? Quale dovrebbe essere il metro di misura? Quali sono le variabili? Le correnti di sinistra sono collettivi che uniscono i militanti intorno a un progetto politico. L’influenza elettorale e i seggi conquistati sono un indicatore, ma non sono misuratore assoluto. Altre variabili devono essere considerate. Qual è l’influenza di ogni partito nella classe operaia, negli strati popolari, o tra i giovani, le donne, i neri, LGBTQIA+?
Qual è il suo radicamento nelle diverse regioni del paese, il suo pubblico tra gli intellettuali e gli artisti, il suo peso nei sindacati e nei movimenti sociali, la sua capacità militante? Qual è il grado di autorità dei suoi leader? La forza è qualcosa che è in trasformazione permanente, cresce o diminuisce. Misurarla è molto importante. Il PSOL riconosce di essere un partito anticapitalista ancora minoritario nella classe operaia. - Studiare questa dimensione del rapporto di forze richiede lucidità. Dopo il giugno 2013 il PSOL è diventato più forte e, dopo il colpo di stato che ha assicurato l’impeachment di Dilma Rousseff, il PT è diventato più debole. Ma i misfatti e la corruzione del governo di Michel Temer e l’offensiva Lava-Jato (l’operazione giudiziaria che ha impedito la presentazione della candidatura di Lula nel 2018, ndt) che è culminata nell’arresto di Lula, paradossalmente, hanno aperto la strada a una ripresa del PT. Lula è uscito di prigione molto più grande di prima. La sua campagna sarà uno tsunami nelle fabbriche e nei quartieri popolari delle grandi città. Quelli del PSOL che ignorano questa dinamica sono vittime di un auto-inganno. Se il PSOL presentasse una candidatura al primo turno, non potrebbe sfuggire ad un drammatico isolamento nella vertigine della marginalità, anche se attaccasse Bolsonaro con la massima intensità. Una riduzione al ruolo di “testimone” non aiuterebbe il rafforzamento della sinistra radicale. A volte ciò che sembra meno è più. Una parte del popolo di sinistra potrebbe ripagare il gesto di sostegno del PSOL a Lula con un’espressione di voto a favore dei candidati al parlamento.
- Il PSOL ha passato gli ultimi sei mesi diviso tra due tattiche. Perché? Perché i due blocchi interni hanno equilibri diversi dell’evoluzione della situazione brasiliana almeno dal 2016. Diverse valutazioni su ciò che ha causato l’impeachment, sul posto del PT ancora come il più grande partito della classe operaia, sulla centralità della campagna di “Lula Libero”, sul significato delle sconfitte culminate con l’elezione di Bolsonaro, sulla permanenza o meno di una situazione difensiva, sulla tattica del Fronte Unico di Sinistra nella lotta per cacciare Bolsonaro. Gli argomenti contro il sostegno a Lula sono ideologici e politici. Gli argomenti ideologici sono quelli che considerano che la sfida centrale dei tempi in cui viviamo è la disputa tra socialismo o barbarie, e che una candidatura indipendente rappresenta lo strumento privilegiato per difendere una soluzione anticapitalista. O che l’antagonismo centrale è tra le candidature che difendono versioni diverse della regolazione del capitalismo e quelle che difendono la rivoluzione. O tra le candidature borghesi e quelle operaie. Questi argomenti contengono tutti un granello di verità, ma quando vengono assolutizzati portano a conclusioni irrimediabilmente sbagliate e dottrinarie. Il PSOL non è un partito museo. Deve essere utile nella lotta politica concreta.
- Gli argomenti politici si basano su una valutazione per cui Bolsonaro è così indebolito che il risultato sarà inevitabilmente la sua sconfitta, e il PSOL avrebbe il tempo di “fare la svolta” al secondo turno; oppure che mettono in guardia sul pericolo di sottovalutare il rapporto di Lula con la borghesia; o che identificano l’esistenza di un’esigenza di superamento del lulaismo, anche da parte della sinistra, e quindi calcolano che ci sarebbe uno spazio per una propria candidatura per ottenere il sostegno popolare; e infine, il timore che l’assenza del PSOL avrebbe aperto il fianco a candidature di ultrasinistra volte ad occupare lo spazio della sinistra radicale. Questi argomenti sono stati a lungo considerati e discussi nella preparazione del Congresso Nazionale, nonostante le condizioni pandemiche non permettessero incontri in presenza. Non sono riusciti a convincere la maggioranza. Come conseguenza della nomina di Alckmin a candidato vicepresidente di Lula in novembre, sono sorte alcune turbolenze legittime. Ma questa decisione, peraltro non ancora votata dal PT stesso (ma presa unilateralmente da Lula, ndt), non altera, qualitativamente, il significato della candidatura di Lula. La strategia del PT è una svolta verso il “centro”, cioè un progetto di regolamentazione del capitalismo brasiliano, per vincere le elezioni e governare. Ma questa conclusione non annulla che Lula sarà il miglior strumento elettorale nella lotta contro Bolsonaro, e non invalida la necessità di unire le forze dal primo turno. L’accusa che il processo decisionale del PSOL non sia stato democratico non è onesto, e risponde a un frazionismo febbrile. Dopo la conclusione della Conferenza Nazionale, il PSOL deve tornare ad essere unito.