8 MARZO, SCIOPERO DEL LAVORO PRODUTTIVO E RIPRODUTTIVO

del Collettivo di Inchiesta Sociale ”Ipazia”

Un 8 Marzo di guerra


Anche quest’anno scendiamo in piazza l’8 marzo per gridare che siamo stanche della violenza sulle donne, dello sfruttamento del nostro lavoro – sul mercato o in casa – e che vogliamo decidere sui nostri corpi.  Ma come fare per cambiare la nostra condizione? 

Prima di tutto occorre l’indipendenza economica che solo il lavoro può garantire. Ma nel Mezzogiorno, nella sua “storica” distanza dalle regioni più sviluppate, l’occupazione femminile é scarsa, spesso precaria, senza diritti, con salari inadeguati.  Nella crisi sanitaria quasi 800.000 donne, secondo le cifre ufficiali, hanno perso il loro lavoro ma certo molte di più nei settori “al nero”. Poco o niente c’è per le donne nel PNRR, che la propaganda agita come scenario di ripresa. In queste condizioni è difficile l’autodeterminazione e anche difendersi dalla violenza, che è insita nell’ordine sociale capitalistico e negli stereotipi maschili e femminili continuamente ritrasmessi dalla cultura patriarcalista dominante.

In secondo luogo occorrono servizi sociali nel campo della sanità, dell’assistenza, degli asili e della scuola per l’infanzia. Ma il taglio della spesa pubblica ha ridotto ancora di più la modesta infrastruttura di interesse sociale. Pochi consultori intasati e inefficienti, pochi ospedali e personale insufficiente, dove le infermiere e gli infermieri sono obbligate-i a turni massacranti. In compenso cresce il settore privato, per chi può permetterselo, a spese di un servizio sanitario nazionale sempre più ridotto, in particolare in Campania. 

Intanto il governo Draghi ha continuato ad aumentare a dismisura le spese militari per mantenere spedizioni italiane in molti paesi del mondo e oggi interviene nella guerra in Ucraina inviando armamenti per centinaia di milioni di euro. Dire NO a questa guerra e all’invio di mezzi militari per noi significa dire NO ai poteri che alimentano le guerre di dominio imperialistico mentre a casa nostra, nella “pace”, producono violenza, discriminazioni e sfruttamento.  

Lavoratrici, disoccupate, studentesse, immigrate, con i tutti i lavoratori, gli immigrati, gli sfruttati e gli oppressi lottiamo contro il governo e le sue politiche di guerra e di macelleria sociale, oggi e ancora dopo l’otto marzo

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